Gli amputano il braccio sinistro: "Colpa dei medici, devono pagare"

Giovane riccionese denuncia l’Ausl: "Operazione in ritardo"

Stefano Gambini con la madre Idelisa Pascale davanti alla Questura

Stefano Gambini con la madre Idelisa Pascale davanti alla Questura

Riccione, 7 luglio 2015 - «Ho perso il mio braccio, e adesso lo rivoglio». Una vicenda drammatica quella che racconta Stefano Gambini, 33enne impiegato di Riccione. Una storia non ancora terminata, ma il cui momentaneo epilogo è sconvolgente: amputazione del braccio sinistro, al di sopra del gomito. Ieri il ragazzo (che è mancino) insieme alla madre, Idelise Pascale, si è recato alla questura di Rimini per sporgere denuncia contro l’Ausl. Cui seguirà, spiega, una richiesta di risarcimento danni, da «varie centinaia di migliaia di euro». «Ma io chiedo all’Ausl che mi sostenga in un intervento di reimpianto di un braccio presso a Monza o in un altro centro specializzato – continua Gambini –, mentre l’Ausl mi ha proposto una protesi e una terapia collegata. Rivoglio due braccia. Altrimenti sono finito. Avevo trovato lavoro in un’agenzia immobiliare a Riccione e naturalmente non ho potuto prendere servizio. E non lo troverò più di sicuro in queste condizioni».

Gambini e sua madre parlano di malasanità, e raccontano di una serie - a loro avviso - di errori di valutazione che avrebbero portato alla tragedia dell’amputazione, «avvenuta con intervento chirurgico urgente, all’ospedale di Rimini, lo scorso 25 aprile, a causa di una trombosi conseguente a un’ischemia non rilevata per parecchi giorni», racconta il giovane. Che ricostruisce le tappe del suo calvario: «Martedì 14 aprile mi ritrovo la mano sinistra ‘ghiacciata’, e vado al Pronto soccorso di Rimini. Mi rimandano a casa. Torno l’indomani, mi viene diagnosticata una distorsione al polso. Ma il dolore continua». Stefano Gambini, spiega la madre, viene portato per consulti in vari ospedali e in un paio di cliniche private. «Sabato 18 aprile – continua Stefano – nel fare un movimento normalissimo, mi è andato in ipotermia metà braccio sinistro. Nelle ore successive mio padre mi porta al Pronto soccorso di Riccione, di lì mi mandano all’ospedale di Rimini, in codice rosso, massima gravità. Erano le 6 del mattino di domenica 19 aprile. Ero in ischemia, c’era un trombo all’altezza dell’omero, cioè la circolazione del sangue bloccata, e a Rimini ho dovuto attendere fino al giovedì 23 aprile per l’intervento chirurgico».

«Il primo dei tre, con il quale mi hanno tolta l’arteria omerale, messo un by pass e ‘ripulito’». «Ero in terapia intensiva e avevo una trombosi in atto che è stata lasciata lì – afferma –. Poi mi hanno visitato due professori. La mano e il braccio erano andati in cancrena. Mi hanno parlato di rischio mortale. Così ho acconsentito all’amputazione del braccio». «Ma ora chiedo il reimpianto – conclude il ragazzo –. So che è possibile, l’Ausl mi deve aiutare».