Sedicenne morto in immersione, il padre: “Ho provato a salvarlo“ / FOTO

Lo strazio dei genitori: “Zak era a 25 metri di profondità. L’ho afferrato, non rispondeva“

I genitori di Maurizio Zanzani (Fotoprint)

I genitori di Maurizio Zanzani (Fotoprint)

Rimini, 12 luglio 2016 - Sono appoggiati al muro esterno dell’obitorio di pesaro. Piangono piano. Guardano ogni tanto il cielo, abbracciano gli amici che non sanno trovare le parole per sostenere lo sguardo. Loro sono Rino e Marina Zanzani, entrambi di 54 anni, i genitori di Maurizio, detto Zak, figlio unico, 16 anni, riminese, studente del liceo scientifico, campione di nuoto col sogno di pilotare aerei. Si è sentito male l’altro ieri a 12 miglia dal porto di Pesaro durante un’immersione in apnea. Ne aveva fatte altre tre durante la mattina, le prime due in compagnia del padre, le ultime da solo, sempre con pinne e maschera. Doveva starci due minuti sotto, non è più risalito.

Il padre Rino, campione di pesca sportiva, uomo di mare, conosciutissimo a Rimini, dopo qualche minuto si è gettato in acqua dal suo motoscafo ‘Gambin’ in cerca del figlio. «Sono sceso giù fino a 25 metri – racconta – e ho visto mio figlio che galleggiava vicino ai piloni della piattaforma con la testa rivolta all’indietro. L’ho afferrato, ma non rispondeva. Dalla bocca gli usciva della bava, la testa ripiegata. Sono risalito a prendere le bombole perché ero al limite con l’apnea. Di nuovo sotto, ho sciolto i pesi che Maurizio aveva, e sono riuscito a riportarlo sulla barca. Se ci fosse stata una corrente appena più forte non ce l’avrei mai fatta. La temperatura dell’acqua a 25 metri sotto era terribile, per il freddo non riuscivo a piegare le dita. Una volta a bordo, abbiamo provato in tutti i modi a rianimare mio figlio ma è stato tutto inutile. Poi è arrivata la Capitaneria di porto, i sanitari della Croce rossa, il 118 e i medici dell’ospedale ma io sapevo che per mio figlio non c’era più niente da fare».

La mamma Marina, capelli neri, abbronzata, gli occhi larghi per il troppo piangere, ogni tanto parla al presente, e ogni tanto al passato: «Mio figlio ha una fidanzatina da pochi mesi. Mi raccontava tutte le emozioni che provava nel volere bene ad una ragazza, e anche che cosa significava scoprire una persona che ti cerca. Il mio bambino è sensibile. L’abbiamo portato con noi in acqua fin da piccolissimo, adorava il mare. Era diventato un campioncino di nuoto fin dall’età di sei anni, sembrava una sirena per come si muoveva sott’acqua. Ieri è venuto via con noi perché aveva strappato al padre la promessa che avrebbero fatto delle immersioni insieme. Infatti le prime due le hanno fatte, la terza è sceso da solo perché il padre aveva deciso di mangiare. Ma quando Mauri è risalito ci ha detto sorridendo che a momenti moriva annegato. Detto da lui ci sembrava una battuta senza senso. Comunque, gli abbiamo detto di salire e mangiare. Ancora un giro mamma, ed è andato giù di nuovo. E non l’abbiamo più visto vivo».

Il papà Rino guardando Marina: «Era un figlio del mare. L’avevamo concepito in mare, ricordi? E ora il mare se l’è ripreso».