Mercoledì 24 Aprile 2024

Arriva il sussidio, ma lei è già morta

Vince il contenzioso per l’assegno di accompagnamento sei mesi dopo il decesso

Uffici Inps (NewPress)

Uffici Inps (NewPress)

Rimini, 27 gennaio 2015 - Vince il ricorso per avere l’invalidità civile ma la donna è morta da sei mesi. Racconta la vicenda Simona Migani, riccionese, figlia della signora che ha atteso invaso il riconoscimento del sussidio.

Ci spieghi come sono andate le cose. «A mia madre è stata diagnosticata, nell’ottobre 2013, una sindrome mielodisplasiaca Raeb e purtroppo i medici le danno pochi mesi di vita. Una patologia terrificante che finisce per annientare la persona. Viene ricoverata in Oncologia nell’ospedale di Rimini e mi viene suggerito di inoltrare la domanda di invalidità».

Cosa che lei fa? «Sì e alla fine di novembre siamo andati davanti alla commissione medica dell’Inps che in nemmeno un quarto d’ora di domande assurde a mia madre del tipo ‘come si chiama suo marito’, ci ha liquidate. Nel gennaio dello scorso anno è arrivata la risposta negativa: a mia madre non spettava nessuna invalidità, nonostante la situazione fosse anche visivamente del tutto compromessa per mia madre. Ma a parte questo c’era tutta la documentazione medica che descriveva la sua malattia e il suo stato».

Lei che cosa ha fatto? «Mia madre stava sempre peggio e io sinceramente ho pensato di lasciar perdere. Poi ci ho ripensato. Mi sono detta: ma perché bisogna sempre lasciar perdere tutto, anche quello che ci spetta? Sono tornata al patronato e abbiamo preparato il ricorso».

E la sua mamma? «Mia madre è tornata in ospedale in aprile e il 28 maggio è morta».

Lei però ha deciso di andare avanti. «Sì. Nonostante il fatto che per presentare ricorso devi comunque versare quasi 700 euro per aprire la pratica e incaricare l’avvocato. E se perdi devi inoltrare un rimborso di duemila euro. Non nascondo che diverse persone mi hanno detto di lasciar perdere, che contro l’Inps non si vince. Ma io ero convinta che invece che l’avremmo fatta. La situazione della mia mamma era così tragicamente chiara ...».

Poi cosa è accaduto? «Che alla fine di novembre mi è arrivata la risposta relativa al ricorso: avevamo vinto, ci riconoscevano l’invalidità civile ma la mia mamma non c’era più».

Una beffa. «Quello che mi amareggia di più è che ci hanno trattato quasi come dei ladri, sembrava di rubare mentre facevamo la nostra richiesta e stavamo là davanti alla commissione. Poi avevamo ragione. Quello che voglio dire è che le indennità devono essere date subito alle persone che ne hanno realmente bisogno, non ci vuole molto per capire chi sta presentando una domanda reale da chi sta truffando. E vanno tolte con altrettanta celerità chi non ne ha diritto. Ho voluto rendere pubblica questa vicenda che ha interessato la mia famiglia affinché se ci sono altre persone in queste condizioni e che gli hanno rigettato la domanda non lascino perdere. Non è vero che non vince mai. Se si è dalla parte della ragione ci si riesce».