"Cerco la mia madre naturale, aiutatemi a colmare questo vuoto"

Carlotta, 28 anni, era stata adottata da una coppia di Bellaria

Carlotta vive  a Bellaria  ma lavora a Rimini come estetista (foto Bove)

Carlotta vive a Bellaria ma lavora a Rimini come estetista (foto Bove)

Rimini, 6 giugno 2015 - UNA VITA piena e felice, quella di Carlotta, 28enne estetista di Bellaria Igea Marina, che lavora a Rimini. C’è però un lato oscuro che le impedisce di essere serena: non ha mai conosciuto la sua madre naturale, che l’8 settembre 1986 alle 13.55, la partorì lasciandola poi alle cure dell’ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, quando era primario del reparto di ostetricia il professor Giovanni Zinelli. Carlotta adesso la cerca, vorrebbe conoscerla. Fu adottata da una coppia di Igea Marina, Angelo, imbianchino, e Caterina, ex dipendente comunale. «Dei genitori magnifici, che adoro – attacca Carlotta – Mi hanno riempito di affetto e attenzioni, non facendomi mai mancare niente».

Da quanto tempo avverte il bisogno di conoscere la sua madre naturale?

«E’ un pensiero che ho in testa dà diversi anni. Ne ho parlato anche con la mia psicologa, Natalina Raffaelli, e di recente ho deciso di lanciare questo appello, attraverso ‘Chi l’ha visto?’».

Ha avuto riscontri?

«Per ora no, ma sono fiduciosa».

Chi le ha messo il suo nome?

«L’ostetrica all’ospedale, mi ha chiamata Carlotta Grimaldi, prendendo ispirazione da Charlotte di Monaco, che era nata da poco».

Insomma, una principessa. Quando ha saputo di essere stata adottata?

«Da subito, fin da piccola i miei genitori me ne parlavano tranquillamente. Ed è stato un bene».

Ha avuto esperienze negative al riguardo?

«Una piuttosto forte. In terza elementare la maestra spiegava come nascono i bambini, dicendo che ciascuno esce dalla pancia della propria mamma. ‘Tranne la vostra compagna Carlotta, che è stata adottata’. Gli altri bimbi hanno iniziato a prendermi in giro. Per la prima volta mi sono sentita diversa».

Poi ha superato questa difficoltà?

«Sì, ho pensato positivo: non ho una, ma due mamme!. Ma questo è anche il punto critico. Perché mi accorgo di avere un buco nero, un vuoto iniziale, un interrogativo che mi genera insicurezza anche nei rapporti con gli altri. Fatico a fidarmi, ho paura di essere abbandonata. Per questo malessere mi sono fatta aiutare dalla dottoressa Natalina Raffaelli che mi conosce da sempre per essersi occupata dell’istruttoria iniziale e mi ha aiutato nella decisione di lanciare l’appello a ‘Chi l’ha visto?’».

Legalmente non ci sono modi per arrivare al nome di sua madre?

«No, perché mia madre biologica ha partorito in anonimato e la legge italiana privilegia il diritto alla privacy della madre».

Non ha trovato indizi?

«Qualcosa sì, che mi ha emozionato molto».

Cosa?

«Tre o quattro anni fa sono riuscita a incontrare e parlare con l’ostetrica che mi ha fatta nascere. Lei mi ha detto ‘somigli a tua mamma’. E’ stato molto forte. Anche il fatto di avere conosciuto l’ostetrica, l’unica persona che ha avuto contatto con la mia mamma naturale. E ho iniziato a mettere insieme il puzzle».

Il vuoto si è rimpicciolito?

«Sì, un poco. E ora spero di colmarlo ulteriormente».