Cagnetta bruciata, una ritorsione nell'ambiente dell'ippica e del doping

Gina fu prima picchiata a sangue. Tre gli autori della barbarie, fra cui il fidanzato della sua padroncina. L'obiettivo, secondo gli inquirenti, era 'convincere' la ragazza a tacere su quello che sapeva

Gina, il Jack Russel seviziato e ridotto in fin di vita

Gina, il Jack Russel seviziato e ridotto in fin di vita

Rimini, 30 settembre 2014 - La barbara uccisione di Gina, il piccolo Jack Russell picchiato a sangue e bruciato a San Giovanni in Marignano il 10 agosto scorso, potrebbe essere una ritorsione maturata nell'ambiente dell'ippica e legata al doping. E' l'ipotesi dei magistrati riminesi che indagano sulla morte della cagnolina che apparteneva a una giovane di Bergamo, arrivata in riviera insieme al fidanzato, per partecipare a un concorso.

Subito dopo la morte dell'animale, lei stessa aveva puntato il dito contro il fidanzato, sicura che fosse lui il colpevole. Le telecamere della zona svelerebbero ora che gli autori del 'delitto' erano tre, il fidanzato della ragazza e altri due complici ancora sconosciuti. L'obiettivo, secondo gli inquirenti, era quello di 'convincere' la ragazza a tacere su quello che sapeva.