Rimini Calcio, Grassi svela il suo progetto

Due cordate in lizza per prendere le redini della società

Ore decisive per il Rimini (foto Petrangeli)

Ore decisive per il Rimini (foto Petrangeli)

Rimini, 1° agosto 2016 - Il giorno della scelta. Due cordate in lizza per far ripartire il Rimini, ora la palla passa all’amministrazione comunale che dovrà fare da garante con la Figc, dopo l’addio alla Lega Pro del ‘vecchio’ Rimini. Da una parte c’è Giorgio Grassi, numero uno della Grabo Balloons di Coriano, azienda leader di palloncini. Dall’altra una cordata composta da imprenditori perugini e riminesi presentata in Comune dall’ex team manager dei biancorossi Agostino Ripoli. Da una parte c’è l’Eccellenza, dall’altra l’ipotesi di una ripartenza in serie D. A Palazzo Garampi, messi sotto la lente i progetti presentati, sembra proprio che la scelta possa ricadere sull’imprenditore romagnolo che con il calcio ha già avuto a che fare con la Fya Riccione.

Grassi, perché Rimini?

«Sono un appassionato di calcio e seguendo i miei figli mi sono avvicinato alcuni anni fa. Ma io sono soltanto lo speaker di un progetto portato avanti da un gruppo di lavoro che comprende nomi importanti come quello di Santarini e del direttore sportivo Tamai. Io ho solo avuto l’idea. Mi sono detto: perché a Rimini non si può pensare di far rinascere il calcio?».

In che modo?

«Vorrei riportare la gente allo stadio. Abbattiamo le barriere, facciamo venire le famiglie alla partita. Questo è un obiettivo ma non l’unico. E’ chiaro che i risultati sul campo contano eccome. Ma sono convinto che si possa fare calcio in un modo diverso perché così com’è non ha futuro. Io voglio pagare chi lavora, non dovremo mai avere debiti. Niente slogan o promesse».

Vuole ripartire dall’Eccellenza per una pura questione economica?

«Anche nello sport come in tutte le cose serve programmazione. Dobbiamo capire di che pasta siamo fatti e non fare il passo più lungo della gamba. Il tempo è poco e io non voglio fare un salto nel vuoto. Ma questo non vuol dire che non sia previsto un percorso di crescita».

Dove vorrebbe arrivare?

«In cinque anni vogliamo tornare tra i professionisti. Mi sembra ragionevole come piano. Possiamo farlo oggi guardando in casa nostra».

Puntanto su tanti riminesi?

«Proprio così. Ce ne sono parecchi nella nostra zona che per il primo anno possono darci una grande mano. Penso anche ai tanti ragazzi che sono prodotti del vivaio e che giocano lontano dalla Romagna. Possiamo crescere tutti insieme. Un modo per fare calcio in maniera diversa esiste. Se avrò questa possibilità lo dimostrerò».