Giovedì 25 Aprile 2024

Caso Cocoricò, i ragazzi si ribellano sul web: "Chi se ne frega, lo sballo continua"

Attacchi choc alla famiglia di Lamberto, il sedicenne crollato in pista

Il Cocoricò

Il Cocoricò

"SOLO in Italia un drogato di quindici anni può far chiudere una discoteca. Paga un’azienda le scelte di un moccioso", non si trattiene Nima Riocci. A due clic di distanza Cherry Bomb è pronta ad accendere la miccia. Sugli sbirri... "Se è vero che dopo questi quattro mesi il Cocco non apre più – digita –, do fuoco alla Questura". Non arriva a tanto Paolo Scavotto che ‘si limita’ a derubricare l’overdose letale del sedicenne Lamberto Lucaccioni a "bravata che non può costare tutti questi posti di lavoro". Anche La Gin va a gamba tesa: "'La morte di mio figlio non è stata vana’. Ah, quindi è tipo una vittima sacrificale?". Un cinismo offensivo e cieco. In tanti sul web s’interrogano sulla necessità di coniugare repressione ed educazione nel contrasto allo sballo fra i giovanissimi. Per fortuna c’è anche chi imbocca la strada dello humor per stigmatizzare la misura del questore. "Siccome la gente si accoltella chiudiamo i negozi di casalinghi e mandiamo tutti a spasso", scrive Sergio Montanaro che strappa una risata a favorevoli e contrari allo stop forzato.

"DALLA regia mi dicono che il #Cocoricò è chiuso: dove vado a ballare stasera?", twitta spaesato MassimomissaM. In rete le risposte non mancano visti i discotecari, adolescenti o meno, che, orfani del Cocco, passano olte e attendono il calar della sera per invadere altre piste romagnole, dal Byblos al Peter Pan, quest’ultimo "meno fighetto e più simile alla Piramide per ambiente e musica suonata", argomenta Docdisco.

Quattro mesi di stop forzato sono comunque lunghi da passare. Allora su Facebook ci si organizza con una valanga di pagine evento per chiedere alle istituzioni di ripensarci. Su tutte ‘Riapriamo il Cocco’ che, in meno di due giorni, ha collezionato oltre 50mila ‘mi piace’. E non solo, perché anche l’effetto boomerang fa bella mostra sull’home page, dove fioccano i commenti ostili alla riapertura. «Gente che ha visto chiudere fabbriche enormi e che non ha mai fiatato e qui adesso scrive ‘nessuno pensa ai 200 dipendenti della discoteca’. Eh certo... A voi interessa il giocattolo altro che i dipendenti... Non siate ipocriti», incalza Peter Kama. La lotta di classe, bellezza, non è uno sballo.