Cocoricò, frena lo sballo. Presenze in calo

Viaggio nella discoteca di Riccione dopo il divieto di ingresso per i minori

Ragazzi in pista al Cocoricò

Ragazzi in pista al Cocoricò

Riccione (Rimini), 15 febbraio 2016 – «Ma come... tutto qui?» Silvia e Laura, vestite uguali con i loro tacchi da equilibriste e gli shorts aderenti, sembrano aver appena ricevuto la delusione più grande della loro vita.

Guardano sconsolate la pista da ballo semideserta del Cocoricò con l’espressione di chi ha una mezza voglia di risalire in macchina e tornare a casa. «Mi sa che stasera c’era più gente alla bocciofila...» Finiti i tempi dei bagni di folla e della «bagarre disumana» sotto la piramide (FOTOdi plexiglass più famosa d’Italia, qui sulle colline di Riccione.

A più di due mesi dalla riapertura, dopo lo stop ‘punitivo’ di 120 giorni imposto dalla questura di Rimini in seguito alla morte per overdose del 16enne di Città di Castello Lamberto Lucaccioni, la discoteca, tornata in pista con misure più severe, nuove regole e il divieto di ingresso per i minori, sembra aver lasciato per strada parte dei suoi seguaci.

«Serata moscia, moscissima, c’è poco da fare...» allarga le braccia Sergio, cliente storico del ‘Cocco’. Qui in piramide è considerato una specie di soprammobile, al pari della consolle e del bancone del bar. Le casse crepitano come mitragliatrici. Raffiche di decibel sparate sulle teste dei giovanissimi. Non tutti, però, sembrano aver voglia di scatenarsi. «Guardali: sono scarichi, ballano poco. Manca l’elettricità, manca quel ‘qualcosa’...»

Quando gli chiediamo se il ‘qualcosa’ a cui allude sia qualche sostanza stupefacente, lui si limita a sghignazzare. «Il discorso è questo: chi prima si sballava, continua a farlo anche ora, solo che lo fa a casa o al bar. Però so di molti consumatori che adesso hanno una paura matta di mettere piede qua dentro. I buttafuori stanno col fucile spianato e i controlli sono tremendi... Se ti beccano sono guai. Poi, per carità, in mezzo al mucchio lo sballato c’è sempre». La diaspora del popolo della notte c’è stata e si vede. «La mazzata più grossa l’hanno data i minorenni. Con quelli facevi almeno mille, milleduecento biglietti in più a notte.

Se in una comitiva di cinque persone c’è uno con meno di diciotto anni, tutto il gruppo va da un’altra parte. Poi è vero che il dj conta molto: la massa va dove ci sono quelli famosi, e per il Cocoricò ora non è facile ingaggiare nomi di punta».

«In questi quattro mesi di chiusura le altre discoteche non sono rimaste a guardare e tanti dei vecchi clienti si sono convertiti ad altri locali. Una volta farsi il selfie in piramide era il massimo. Adesso la moda è finita...» Per il patron del Cocoricò Fabrizio De Meis «non è facile fare calcoli precisi». «Dicembre – spiega – è stato un mese particolare, mentre a gennaio siamo rimasti sempre chiusi. In pratica, dopo una fase di transizione, ci stiamo rimettendo in moto solamente ora. Quando resti al palo per quattro mesi, è normale che all’inizio la strada sia tutta in salita. Ci sono delle difficoltà e, a occhio, direi che la flessione si attesta sul 30 per cento. A incidere è soprattutto il divieto per gli under 18. Ad ogni modo alcune serate come il ‘Tunga’ sono state un successo e ci sono delle buone prospettive di crescita. Abbiamo cercato di rinnovare la nostra immagine, introducendo tante novità come l’area di decompressione, e continuiamo a lavorare con le forze dell’ordine per garantire sicurezza e controlli. Sono certo che questo tiene alla larga tanti personaggi poco ‘puliti’: questo mi fa piacere, perché chi non rispetta le regole qui non è il benvenuto».

Ci spostiamo dalla piramide al ‘Titilla’, lo spazio privé del locale. Qui l’ambiente è molto più ‘fighetto’, una versione patinata e glamour del Cocoricò tradizionale, e per entrare bisogna superare la selezione. Dentro la gente non manca: anzi, la sala è pienissima. «Ma sono più che altro ragazzi del posto» ci confida un ‘pr’. «Scusa, sai mica dove possiamo trovare della roba?» proviamo a chiedere. Lui ci fulmina con lo sguardo. «Non dirlo neanche per scherzo».