La giustizia ingiusta

Carlo Andrea Barnabè

Carlo Andrea Barnabè

Rimini, 26 ottobre 2014 - Benvenuti a bordo dell’aereo più pazzo del mondo. Destinazione il baratro. Il ‘Fellini’ chiude il primo novembre. Già detta così suona come una sentenza di morte.

L’hanno scritta i magistrati, ed è senza appello. Come per l’Ilva di Taranto, la Merloni di Ancona, ultima fermata l’aeroporto di Rimini: quando la politica precipita, sono i giudici a prendere il volante.

E’ andata così anche per Aeradria, capitale pubblico e una caterva di creditori privati. Scomparso il primo, a bocca asciutta gli altri. Il Tribunale ci ha messo una pietra sopra: fallita. Sotto un altro. Ma in Italia la burocrazia non viaggia sulle ali del Concorde. Un anno dopo il crac, l’aeroporto mette alla porta turisti russi e milioni di euro. A dire il vero un compratore c’è già, ma aspetta negli hangar. «Tempi tecnici per un nuovo decollo», spiega Vito Riggio, gran capo di Enac. Un salvagente lui l’aveva lanciato, ma i giudici glielo hanno sgonfiato in una settimana. Sostengono che non ci sono le condizioni per concedere la proroga all’esercizio provvisorio.

Insomma non si vola, ma in punta di diritto. Summum ius, summa iniuria: dicevano i romani. Il massimo del diritto, il massimo dell’ingiustizia.