Sicurezza di squadra

Rimini, 23 agosto 2015 - Il rollerball della violenza in Riviera oscilla fra l’estate dei morti da ecstasy al Cocoricò, gli stupri in sequenza sulla spiaggia e la giungla dello spaccio di droga che si trascina dietro un arcipelago di episodi, come le coltellate di Riccione. Il volto della Riviera più celebrata d’Europa, apprezzata da tedeschi, russi e centinaia di migliaia di turisti nordici e italiani non è solo questo. Ma la sicurezza è comunque un nodo con cui fare i conti e sul quale c’è molto da lavorare nonostante gli sforzi (con buoni risultati), ottenuti dentro la baraonda del divertimento che si allunga su cento chilometri di spiaggia da Comacchio a Cattolica. La Riviera d’estate insieme a milioni di turisti perbene attira inevitabilmente anche «inconvenienti» come lo spaccio di droga, lo sballo, il carosello dei venditori abusivi, la calata in cerca di fortuna a qualsiasi costo di clandestini. Uno degli arrestati fa parte proprio dell’onda di migranti sbarcati in Sicilia e poi entrati nel limbo di fantasmi senza documenti. Tutto normale? Quasi. Colpa della Disneyland del divertimento? No.

Questa parte d’Italia, che d’estate diventa come Los Angeles, è lo specchio del Paese. E quindi non è un problema locale. Dove ci sono così alte concentrazioni di individui bisogna mettere in conto altrettanti aspetti di sicurezza. E serve una risposta adeguata, forte e coraggiosa. L’episodio di Riccione rivela una verità: la fragilità degli strumenti legislativi per una solida legittima difesa. I quattro balordi arrestati per la rissa erano stati fermati poco prima per droga. Un rapido passaggio in commissariato per le formalità, buonasera e fuori. Non dovrebbe accadere. Poi serviranno anche rinforzi a polizia e carabinieri, ma a chi sta in prima linea vanno dati strumenti idonei e non spuntati. Poi, come fanno a Ibiza, che non è un convento di frati trappisti ma un altro tempio della notte, serve un ‘master plan’ della sicurezza. Un’area che d’estate diventa omogenea necessita di una politica turistica comune, con l’offerta guidata in modo selettivo, lavorando su orari dei locali, divieti, regole, tipo di divertimento. E coinvolgendo tutti: titolari di bagni, bar, discoteche, pubblici amministratori, sindaci. Di tutto ciò per ora non c’è traccia, se non in modo frammentario e privo di strategia. Ci sono l’autunno e l’inverno per riflettere.