La terra che trema

Rimini, 28 agosto 2016 - Forse mai come stavolta, almeno negli ultimi decenni, il terremoto ha spaventato la riviera. E’ arrivato di notte e nel pieno della stagione turistica, scatenando una precipitosa fuga da case e hotel. Alla fine ha lanciato solo un avvertimento, dopo aver seminato altrove morte e distruzione. La costa romagnola non è la temutissima faglia dell’Appennino, ma si conferma una terra ballerina. Esattamente cent’anni fa, il 16 agosto del 1916, un sisma di intensità appena inferiore a quello che ha devastato il Centro Italia, uccise a Rimini quattro persone, facendo crollare 615 edifici e provocando 4mila sfollati.

Ora siamo classificati in una zona a rischio due: in teoria al riparo da movimenti tellurici catastrofici, ma comunque esposti al pericolo di gravissimi danni. Nel nostro territorio bisognava costruire con prudenza, invece lo abbiamo fatto in maniera indiscriminata. Il presidente dell’Ordine degli ingegneri, Marco Manfroni ha spiegato che più della metà degli edifici della provincia (in particolare quelli antecedenti al 1983) non rispetta le norme sismiche. Una media peggiore di quella nazionale che non può renderci né orgogliosi, né tranquilli. Mettere in sicurezza dall’oggi al domani migliaia di immobili è tecnicamente ed economicamente impossibile: serviranno anni per migliorare la situazione. Ma il problema esiste e va subito affrontato. La terra che trema ci consiglia di farlo con serietà e coscienza.