I prof riminesi: "Il concorsone? È un salto nel buio"

Le paure degli insegnanti precari: «Per noi è l’ultima chance»

Una docente davanti al pc

Una docente davanti al pc

Rimini, 1° maggio 2016 - "Questo concorso è un vero salto nel buio". Per i docenti precari riminesi, dopo anni di sacrifici, trasferte, corsi e esami, arriva l’ennesima batosta: partecipare ad un nuovo ‘concorsone’ nazionale per riuscire ad accedere alle cattedre di ruolo. Le domande presentate in tutta Italia sono ben 165mila, per solo 63.712 posti disponibili su tre bandi: infanzia e primaria (24.232), secondaria di I e II grado (33.379), sostegno (6.101). Le domande di partecipazione al concorso si sono chiuse lo scorso 30 marzo. L’85,2% dei partecipanti sono donne. Il 63,1% delle domande proviene da candidati che hanno meno di 40 anni. Tra queste c’è anche Alessia Barocci, 36 anni, professoressa di spagnolo all’istituto Tonino Guerra di Novafeltria da 12 anni. Alessia si è laureata all’Università di Urbino in lingue e ha ottenuto l’abilitazione Pas (percorso abilitante speciale). E’ mamma di due bambine. «Con una cattedra di 18 ore completa – racconta la Barocci – al pomeriggio per sei mesi con altri colleghi ho fatto avanti e indietro da Bologna. Una vita dura, con due figlie e il marito a casa. Fosse servito a qualcosa...».

Oggi l’unica modalità per diventare di ruolo è questo concorsone.

«Chiudendo le graduatorie a esaurimento, non abbiamo più canali di accesso, se non questo concorso. A febbraio è arrivata la notizia, a fine marzo si sono chiuse le iscrizioni e abbiamo avuto solo due mesi per prepararci. Il mio ‘turno’ sarà il 9 maggio a Reggio Emilia. Nella mia classe di concorso saremo 200 partecipanti per soli 50 posti disponibili».

Spera di vincere?

«La paura di perdere è tanta. Tra l’altro affiora poi un altro problema. Non si sa dove siano distribuiti questi posti. Chi è tra i primi in graduatoria finale sceglie la cattedra. Come mamma non so come farò se dovessi vincere il ruolo per una città lontana centinaia di chilometri. Dovrò mettere in conto di stare fuori per un anno, lontana da casa e dalla famiglia».

Le è mai passata la voglia di fare questo lavoro?

«La passione c’è ma la voglia ti passa. Quando di rendi conto che a 40 anni dovresti avere una stabilità e dedicarti ai figli, invece sei ancora uno studente con la responsabilità di un genitore e le preoccupazioni di un precario».

Questo concorso come lo vede?

«E’ stato organizzato nel periodo peggiore dell’anno scolastico, nel pieno dell’attività con consigli di classe, colloqui, fine lezioni. A una settimana dall’esame non so quale commissione avrò e quali griglie di valutazione. E’ tutto molto confuso. E’ un vero salto nel buio».