Il contropiede del patron

Rimini, 26 luglio 2015 - Balla da solo. Fabrizio De Meis sceglie il colpo ad effetto: mi dimetto. Dopo giorni passati a covare rabbia in silenzio, il, padron della piramide alza il volume per dire che lui la droga la combatte, non la spaccia; che lo Stato non muove un dito mentre al ‘Cocco’ si dannano l’anima per spiegare ai ragazzi che quella roba fa male; che se il questore userà la mano pesante il locale rischia di saltare per aria. Ora, si può discutere della buona fede del general manager che si dimette dalla società di cui resta il principale azionista, ma va dato atto a De Meis di aver ripreso in mano il pallino, alla vigilia di una punizione che si annuncia esemplare. De Meis sa per esperienza che solo un miracolo potrà evitare al Cocoricò il cartellino rosso.

Capito questo, non resta che giocarsi il tutto per tutto per ottenere almeno uno sconto di pena. Da qui i cartelloni antidroga apparsi in ‘zona Cesarini’ a cinque giorni dalla morte del 16enne umbro, seguiti dalle dimissioni, un gesto politico indirizzato a chi vuole fare del ‘Cocco’ l’unico agnello sacrificale. Il messaggio di De Meis è chiaro: stavolta pago io, non il locale. Un diversivo? O peggio ancora una «pagliacciata», come ha commentato a caldo l’avvocato della famiglia Lucaccioni? Toccherà al De Meis padrone- non più patron, dimostrare che anche sulla pista più dannata d’Italia la musica è cambiata. Per davvero.