Rimini, 17 dicembre 2009. Fine del film. E non è certo un happy end. Perché Francesca Fabbri Fellini, la nipote del Maestro, ha deciso di lasciare la fondazione intitolata al grande regista riminese.

Con una lettera di dimissioni “irrevocabili e definitive”, l’ultimo atto di un rapporto che si è andato sempre più incrinando negli ultimi mesi. Una decisione che lascia “una profonda amarezza” nella Fondazione Federico Fellini, che ha ricevuto la lettera giusto l’altro ieri.

Ma l'addio di Francesca Fellini al cda della Fondazione, di cui faceva parte di diritto (nello statuto è stabilito che la famiglia abbia un proprio rappresentante) non è proprio un fulmine a ciel sereno. Diversi, nel corso del 2009, erano stati i motivi d’attrito tra la nipote del regista e la Fondazione.

In primavera Francesca chiede un aumento di affitto, alla Fondazione, per i due piani occupati nella casa di famiglia, usati come sede per il Museo Fellini e la stessa Fondazione. Le due parti non trovano l’accordo, e parte lo sfratto, poi ritirato, dalla Fellini.

Alla fine la fondazione rinuncia alla sede di via Oberdan, e si trasferisce in una villetta di proprietà comunale, in attesa dei lavori di sistemazione al Fulgor, che diventerà la nuova Casa Fellini. Sembra tornare la pace, ma in estate, al termine de 'I libri di casa mia', mostra dedicata alla biblioteca personale del regista, torna la bufera: qualcuno mette in giro la voce che Francesca voglia portare i 2mila volumi dello zio a Milano, insieme a 4 delle 5 statuette degli Oscar vinti da Fellini. “Falso, assolutamente falso”, dice subito lei. E lo ripete tutt’oggi.

I motivi che hanno spinto Francesca Fellini a lasciare la fondazione dedicata allo zio sono altri. “Da mesi, o meglio da anni non mi sento più a mio agio dentro a questa associazione - spiega lei - per una serie di atteggiamenti che ho vissuto sulla mia pelle». Francesca cita un esempio, “ed è solo l’ultimo”, per far capire come si sente trattata.

“A novembre, in occasione del Premio Fellini assegnato a Sidney Lumet, nessuno si è sognato di presentarmi al regista americano. L’ho dovuto rincorrere io a fine serata, nel corridoio del Grand Hotel, per potermi almeno presentare”. Un episodio che, secondo la nipote del Maestro, la dice lunga. “Mi sono sempre sentita sopportata e mai interpellata”.

E cita un altro caso. “A ottobre, a Parigi c’era la grande mostra su Fellini che nel 2010 approderà anche a Bologna.. Pensi, è stata organizzata una cena ‘felliniana’ con le ricette del libro di mia mamma, 'A tavola con Federico Fellini'. Bene, nessuno mi ha chiamato”. Dalla Fondazione Fellini, che non vuol commentare per ora le dimissioni, precisano su Parigi che “si trattava di una questione di budget, nulla più”. Ma Francesca non ci sta. “Dovrebbe essere una cosa così naturale considerarmi un’ambasciatrice di Federico nel mondo... pensiamo a Paloma Picasso... vabbè lei è la figlia ma è sempre questione di dna...”.

Di una cosa Francesca è certa: “Le dimissioni le ritengo irrevocabili e definitive. Mi sono sentita calpestata come persona. La biblioteca di Fellini è a casa mia, così come i premi sono nel caveau. Ma lo ripeto: non andrà nulla a Milano. Voglio creare qualcosa di fruibile per tutti, ripartendo da zero. Di sicuro mi impegnerò nel 2010. Non voglio tenere queste cose per me, come belle statuine per fare il presepio. Voglio fare qualcosa, e questo qualcosa sarà a Rimini”.