Rimini, 20 settembre 2010 - Tutti in famiglia avevano paura di Stefano Anelli. Solo Monica non lo temeva. Ma la terribile morte che le ha inflitto venerdì mattina a colpi di cesoie e con una freccia di balestra in gola, le ha dato torto. Aveva ragione il fratello, che ha preferito fuggire dall’appartamento accanto al suo per andare a stare in affitto. Aveva ragione la moglie Rodica, che gli ha sempre ubbidito in tutto e per tutto, terrorizzata dal comportamento del marito.

Ora la terza moglie di Stefano Anelli, romena naturalizzata italiana che si era sposata col riminese 19 anni fa, è molto addolorata, depressa e distrutta per quello che è successo. Si è però liberata della vita del terrore che era costretta a fare negli ultimi anni a casa del marito. Innanzi tutto le era vietato entrare in camera di Stefano, che sotto il letto teneva svariati fucili, alcuni dei quali fabbricati da lui stesso. Vietato anche parlare e persino salutare Monica. A volte lo faceva dal balcone, con un cenno della mano, quando il marito non poteva vederla. Una volta lui aveva sfondato una porta a calci e pugni perchè si era arrabbiato e Rodica se n’era rimasta barricata in camera sua, cosa che del resto faceva molto spesso per paura di quell’uomo che la considerava una delle sue cose. Lei non aveva mai trovato il coraggio di ribellarsi. A qualche amica aveva confidato la vita che era costretta a fare e loro l’avevano consigliata di andare da un’avvocato, ma lei terrorizzata, solo negli ultimi mesi e di nascosto, aveva trovato il coraggio di consultare un legale per separarsi.

Un fratello invece aveva vissuto per alcuni anni in uno degli appartamenti di via XXIII Settembre accanto a Stefano negli anni ’90. "Sono scappato perchè ero terrorizzato da lui - ha raccontato agli uomini della squadra mobile che -. L’ho fatto nel ‘96, quando mia moglie è rimasta incinta. Ho deciso che non sarei rimasto un giorno in più. Per un po’ mi ha ospitato un fratello e poi sono andato a stare in affitto. Meglio pagare l’affitto che vivere nell’angoscia".

Non era uno che faceva delle discussioni l’omicida-suicida delle Celle, ma i parenti più stretti si erano convinti, a ragione, che non ci stesse con la testa. E ciò che ha fatto avendo, come modelli di vita Olindo e Rosa, gli assassini di Erba, dà loro ragione. Eppure Monica pensava di poter tenere a bada le intemperanze dello zio. Con lei era sempre gentile. "Mai stato aggressivo - racconta Paolo, il compagno di Monica anche lui probabilmente nel mirino di Stefano -. Tutti ci avevano sconsigliato di andare a vivere in quella casa. Soprattutto la sorella lo considerava molto pericoloso. Ma noi non avevamo mai notato niente di preoccupante. Non si vedeva mai Anelli. Ci ignorava. E’ entrato qualche volta, ma solo per discutere della causa per l’eredita in cui i tre fratelli erano tutelati da Monica contro la sorella. Da parte nostra noi eravamo il più riservati possibile. Era quasi gentile con Monica. Mai mi sarei aspettato che la massacrasse". Oggi le autopsie sui corpi di Monica e di Stefano Anelli, ultimo atto legale prima dei funerali.