Rimini, 21 settembre 2010 - Prima il colpo di balestra, poi le coltellate feroci. L’autopsia eseguita ieri sul corpo di Monica Anelli, l’avvocato riminese uccisa dallo zio, ha ricostruito una dinamica diversa da quella iniziale. Nessun dubbio, sul fatto che sia stata colpita già sul pianerottolo di casa, dove l’aspettava Stefano Anelli, armato di coltello e balestra. Ed è stata questa che l’ex ingegnere ha azionato per prima, colpendo la nipote con una freccia che le ha trapassato un polmone. Lei ha cercato scampo nelle scale, sperando di riuscire a guadagnare l’uscita, ma non ce l’ha fatta.

Lo zio assassino l’ha raggiunta e ha cominciato a colpirla con un coltellaccio rudimentale che lui stesso aveva costruito, e non con le cesoie da giardino, come era parso invece in un primo momento. Quattro-cinque colpi, ha accertato il medico legale, quasi tutti vibrati in punti vitali, tra cui il cuore. In testa l’avrebbe invece colpita con altri oggetti. Non sanno ancora quali, tanti ce n’erano in giro per quelle scale che per anni Stefano era stato l’unico ad usare. Monica non ha avuto scampo, massacrata dalla furia dell’uomo che nella sua mente malata aveva trasformato la sua dolce nipote nell’oggetto di un odio selvaggio.