Rimini, 11 maggio 2011 - UNA NUOVA generazione di sfruttatori. Auto di lusso, begli alberghi e il pomeriggio passato a giocare a calcetto. Giovani romeni, in grado di gestire una ‘scuderia’ di 70 prostitute, dalle quali pretendevano almeno 9mila euro al mese a testa. Li hanno arrestati ieri mattina gli agenti della Squadra mobile, insieme ai colleghi dei Nuclei prevenzione crimine, unità cinofile, Volanti ed elicotteristi.

In tutto 200 divise che hanno infilato le manette a 17 persone delle 21 colpite da ordinanza di custodia cautelare, per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, estorsione e lesioni. Tra loro ci sono anche cinque donne, ex prostitute salite di grado, deputate ad addestrare le nuove arrivate. E anche un cittadino cinese, già conosciuto alle forze dell’ordine. Hu Shaoweng, titolare di un hotel tra via Mantova e viale Regina Margherita, pronto a mettere a disposizione le stanze per le ragazze, sia che dovessero viverci, sia che dovessero consumare i rapporti con i clienti più esigenti. Quando l’hanno arrestato ha protestato parecchio, ma ora rischia la revoca definitiva della licenza e la chiusura dell’albergo. Gli investigatori hanno sequestrato macchine costose (tra cui Bmw e Audi A6 3000) e parecchi contanti, anche se la maggior parte dei soldi, dicono, prendeva regolarmente la via della Romania. «E’ un’importante operazione contro la prostituzione — dice il questore, Oreste Capocasa — un fenomeno che stava assumento proporzioni non più tollerabili. Certo non scomparirà, ma abbiamo inferto un grosso colpo».
 

L’inchiesta, battezzata ‘All in’, coordinata dal sostituto procuratore Marino Cerioni, è partita nel luglio del 2010, mentre la Mobile stava chiudendo l‘Operazione Subura’, altra indagine sulla prostituzione romena. Le intercettazioni telefoniche avevano rimandato la preoccupazione delle giovani ‘lucciole’, le quali avvertivano i protettori che un altro gruppo di romeni appena sbarcato in riviera, stava facendosi ‘largo’ cercando di subentrare. Chiusa un’indagine, la Mobile ne aveva quindi aperta subito un’altra, ricominciando a tenere d’occhio i marciapiedi del lungomare e della Statale che negli ultimi mesi si sono affollati come non si vedeva da un pezzo. E scoprendo che i nuovi arrivati si erano organizzati alla grande, non solo prendendo il posto dei connazionali arrestati, ma portandosi altre ragazze dalla Romania. Ne gestivano una decina a testa, e nessuno pestava i piedi al vicino, garantendo un tranquillo controllo del territorio, da Marina centro fino ai confini con Riccione.

Ognuna aveva il suo pezzo di strada (che pagava 150 euro al giorno), ma l’ordine era quello di mettere insieme almeno 9mila ogni mese. Quando i conti non tornavano, erano botte e minacce (anche alle famiglie delle ragazze in patria), ma le costringevano anche a orari sfiancanti per guadagnare il dovuto. Quanto a loro, non dovevano preoccuparsi d’altro che di sorvegliarle la sera, per essere sicuri che rispettassero le regole. Il resto della giornata la passavano a godersela.