Rimini, 30 luglio 2011 - L’arresto di Valter Vendemini, ex direttore del Credito Sammarinese, era soltanto il prologo. L’epilogo c’è stato ieri mattina, quando i carabinieri del Ros sono andati a infilare le manette ai polsi di Lucio Amati, 70 anni, il riccionese diventato cittadino del Titano, fondatore e presidente del Credito. In carcere è finito anche il presidente del collegio sindacale della banca, Massimiliano Sensi, 39, commercialista bolognese, mentre un altro sammarinese, destinatario anche lui di un’ordinanza di custodia cautelare, non sarebbe ancora stato trovato. L’accusa è quella di avere riciclato i soldi della cosca Mancuso, un fiume di quattrini alimentato dal narcotraffico. Nell’istituto di credito commissariato, gli inquirenti hanno sequestrato un milione e 300mila euro, la prima trance di un’operazione che nei progetti della ’ndrangheta avrebbe previsto il ‘trasferimento’ in Repubblica di 15 milioni di euro. Quattrini che avrebbero trasformato la banca nella proprietà privata della cosca. Undici in tutto gli arrestati, sparpagliati in mezza Italia, mentre tra gli indagati ci sono alcuni membri del Cda e del collegio sindacale (anche riminesi), tra i quali il figlio di Amati, Mario. Colletti bianchi, dicono, che pur di salvare una banca in crisi di liquidità, si sono turati il naso, ignorando l’«odore» che mandavano quei soldi. Che, hanno scoperto gli investigatori, non puzzavano solo di mafia, ma anche di muffa, essendo rimasti sepolti chissà per quanto tempo sotto terra, in attesa di trovare il modo di ripulirli. Decollo money’. Così i carabinieri del Ross, coordinati dalla Dda (Direzione distrettuale antimafia) di Catanzaro, hanno voluto battezzare l’operazione che ha visto lavorare a fianco degli inquirenti italiani anche il magistrato sammarinese, Rita Vannucci. Un’inchiesta che ruota intorno alla figura di Vincenzo Barbieri, narcotrafficante ed esponente di spicco della cosca Mancuso. Barbieri, viveva a Bologna, in un attico di via Saffi, dove possedeva anche un hotel. E lì sarebbe tornato, se nel marzo scorso non fosse stato ammazzato a colpi di bazooka a San Calogero (Vibo Valentia), dove era sceso per qualche giorno.

E’ Barbieri, hanno ricostruito gli investigatori, che tramite due procacciatori d’affari del Credito Sammarinese, che qualche mese fa viene presentato a Vendemini come un uomo dalle grandi ‘potenzialità’. La Banca non naviga in buone acque e quando all’orizzonte si profilano milioni di euro, il resto passa in secondo piano. Al Credito basta fare un terminale per sapere con chi hanno a che fare e c’è anche qualcuno che alza la voce, rifiutandosi di sporcarsi le mani. Ma il piatto è troppo ricco e l’operazione va avanti. Al punto che è lo stesso Vendemini che si reca a Bologna per ritirare dalle mani di Barbieri una valigetta con dentro il milione e passa di euro che sa di umido. Un’operazione che ha un obiettivo più ambizioso, almeno nei piani della cosca, quello di ‘comprarsi’ una banca tutta sua. Senza sapere che gli inquirenti stanno già sequendo il flusso di denaro che dalla ’ndrangheta sale su, fino ai colletti bianchi.

Lucio Amati, difeso dall’avvocato Alessandro Petrillo, si è già chiamato fuori, giurandosi all’oscuro delle manovre di Vendemini. Ma per la Dda e la magistratura sammarinese, il presidente della piccola banca con grandi ambizioni non poteva non sapere, e si sono detti certi che tutto è avvenuto sotto la sua supervisione. I carabinieri l’hanno buttato giù dal letto ieri mattina alle 4,30, rovesciandogli la casa come un calzino, mentre altri colleghi pensavano a perquisire a San Marino la la finanziaria Polis, controllata dal Credito Sammarinese. Quanto a Vendemini, la sua collaborazione con gli inquirenti sembra essere stata preziosa, e non è un caso se il cerchio si è chiuso dopo i due interrogatori a cui è stato sottoposto nei giorni scorsi, da parte del magistrato della Dda. Ieri mattina, a sovrintendere alla conferenza stampa a Roma, c’era lo stesso procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, con a fianco il Commissario della Legge, Rita Vannucci. Grasso ha sottolineato la collaborazione fondamentale con la magistratura sammarinese, coinvolta nell’inchiesta fin dall’inizio. «L’operazione a cui siamo arrivati — ha commentato a caldo la Vannucci — è il frutto di una serie di leggi fatte a San Marino per volontà delle istituzioni e che hanno come obiettivo la trasparenza e la legalità assoluta del circuito finanziario».