Rimini, 8 agosto 2011 -«Spero che nessuno pensi di chiudere San Patrignano, o ci crollerà tutto addosso. E’ un paese di 1.500 abitanti». Mentre si rincorrono le voci su chi guiderà la comunità sulle colline di Coriano dopo l’annuncio improvviso di Andrea Muccioli di lasciare il comando, il presidente della Provincia di Rimini, Stefano Vitali, manifesta non poche preoccupazioni.

Muccioli lascia dopo 16 anni, cosa potrebbe succedere?
«Mi dispiace che se ne vada da un punto di vista umano, per me che sono riminese finisce un ciclo. Il grande lavoro che Andrea ha fatto è stato quello di avere riavvicinato, riconciliato, la comunità a un territorio che l’aveva sempre vissuto come un corpo estraneo. La svolta di Andrea è stata quella di fare rientrare Sanpa nella sua terra d’origine. E la mia preoccupazione ora è quella che chiunque venga dopo di lui, non mantenga questo percorso».
Tornare ad essere un ‘corpo estraneo’ come ai tempi del suo fondatore?
«Andrea e Vincenzo Muccioli hanno vissuto due stagioni diverse. Quella del padre vedeva le comunità di recupero chiuse in se stesse, distanti dal resto della società. Andrea ha vissuto invece la seconda fase, quella aperta, e ciò che l’ha caratterizzato fin dall’inizio è stato l’avere intuito che non poteva rimanere slegato dal territorio su cui sorgeva».
Il suo metodo in cosa era diverso da quello del padre?
L’impronta era quella di Vincenzo Muccioli, ma Andrea ha sempre coivolto le istituzioni, con cui ha mantenuto un rapporto costante. La convenzione con l’Ausl, le continue relazioni con il mondo politico, fare insieme tante cose importanti, iniziative, come ad esempio ‘Squisito’. Andrea ha scelto di sentirsi parte di Rimini non solo come comunità terapeutica, ma anche come azienda, una grande azienda. Come ad esempio nel caso della pallacanestro, dove ci si era messo di persona».
In questi giorni di voci ne corrono tante, su possibili successori o sulla ragioni per cui Muccioli ha deciso di lasciare Sanpa.
«Forse dopo tanto tempo aveva bisogno di un distacco, forse una stanchezza personale. O magari ha altri progetti che vuole realizzare nella sua vita. Non bisogna dimenticare che condurre una struttura come quella di San Patrignano comporta un impegno e uno stress non indifferenti».
Che tipo di ‘capo’ serve a Sanpa?
«Serve un uomo che abbia carisma, e in questo padre e figlio si assomigliavano, ce l’avevano entrambi. Serve qualcuno che sappia decidere e che sappia coinvolgere. Insomma, una personalità forte, per tante ragioni».
Non ultima la natura della comunità che ospita tossicodipendenti.
«Sì, è paese di 1.500 abitanti. Mi auguro davvero che nessuno pensi di chiuderla, perchè sarebbe un crollo gigantesco per tutti. Quello che spero è che tutto resti come prima, che il successore di Andrea riprenda là dove lui ha lasciato, continuando a dialogare con il territorio e le istituzioni. Noi abbiamo bisogno di loro, e loro di noi. Ma è un’ipotesi, questa, che nessuno ha mai fatto e non credo che venga nemmeno presa in considerazione».