Rimini, 11 dicembre 2011 - «VOGLIO guardare negli occhi quel bastardo che ha dato la roba a mio figlio». Da due settimane Cinzia Del Prete sta al fianco di Libero in una stanza di ospedale. Fin da quando il ragazzo diciottenne è arrivato al pronto soccorso di Riccione per una intossicazione da metanfetamine, entrando di lì a poco in coma. Gli amici si sono dileguati «e solo un miracolo, e la bravura dei medici prima e dopo il trapianto di fegato, ha voluto che mio figlio sia ancora vivo». La crociata di Cinzia contro il divertimento facile e un certo modo di intendere il mondo della notte, è appena iniziata.
«Mi batterò fino in fondo affinché non ci siano più minorenni in discoteca e le conseguenze per i titolari dei locali siano uguali per tutti. Un mese di chiusura per ogni ragazzo minorenne».

L’ha presa come una battaglia?
«Secondo lei sono sufficienti 30 buttafuori con 3mila persone? Dalla discoteca sento dire che lo hanno salvato. Non credo proprio, la situazione era già degenerata quando mio figlio è entrato nel locale. Se ne sono lavati le mani buttandolo fuori».

Come è riuscita a sapere questi dettagli, visto che gli amici non hanno aperto bocca?
«Ho cominicato a lanciare appelli in internet, sui siti e sui blog. E dopo qualche giorno mi sono arrivate le prime risposte. E’ così che ho potuto capire come sono andate le cose».

Come?
«Un ragazzo mi ha confessato su internet di averlo aiutato in prima persona perché mio figlio è stato allontanato dalla discoteca mentre gli amici si dileguavano. Mi risulta che sia stato trascinato fuori dal locale da un suo amico e scaricato in un angolo come un cane. Ci sono responsabilità che vanno accertate».

Il Cocoricò è stato chiuso per due settimane dal questore.
«Come madre non posso perdonare chi rappresenta la discoteca. Non può esistere guadagno quando di mezzo ci sono le vite di tanti figli. Questa volta è toccato a Libero ed è stato miracolato, ma cosa potrebbe accadere la prossima volta? Il proprietario dovrebbe farsi un esame di coscienza».

Dove vuole arrivare?
«Chiedo l’appoggio dei genitori per parlare con i propri figli e abbattere questo muro di omertà. Gli infami sono coloro che mettono sul mercato la morte. Oggi è toccato a lui e a me come madre. Non vorrei che capiti a qualcun altro quello che ho passato io. I nostri figli si vogliono solo divertire. Bisogna dire basta con queste schifezze. E basta consentire alle discoteche di far entrare i minorenni».

Cosa le ha detto Libero di quella sera?
«Si ricorda di essere entrato ed essersi seduto al tavolino, poi si è ritrovato in un letto di ospedale a Bologna ed ha ancora le allucinazioni. Vorrei guardare in faccia chi ha dato quella roba a mio figlio. Vorrei capire come si permette di rovinare la vita degli altri».