Rimini, 23 gennaio 2012 - Ha un nome l'assassino di Max Iorio, il dipendente comunale trovato morto 15 anni fa, il 19 marzo 1997, nella sua abitazione a Rimini. Iorio, bellariese allora 38enne, fu ucciso con sei coltellate al petto.

Ad ucciderlo è stato un bosniaco di 37 anni, Zoran Ahmetovic, che, quella sera, la vittima aveva portato a casa sua, dopo averlo incontrato occasionalmente, probabilmente per avere con lui un rapporto di natura omosessuale.

Il colpevole sulle cui tracce si e’ mossa la Squadra Mobile di Rimini, ha confessato dal carcere di Ferrara dove stava gia’ scontando una pena comminata fino al 2018 per altri reati. Le tracce che hanno messo gli investigatori sulla strada giusta sono state una goccia di sangue trovata su un’anta del mobile porta-stereo in casa di Iorio e una cicca di sigaretta spenta nel posacenere lasciato sul comodino della camera da letto. Il Dna estratto non era della vittima ma di un uomo con un’eta’ approssimativa di 30 anni. Sulla base di quel Dna, la Procura ha iscritto nel registro degli indagati nove persone, tutte nella cerchia delle frequentazioni omosessuali di Max Iorio e ha disposto i prelievi per le comparazioni. Nessuno degli indagati aveva un Dna compatibile con quello trovato nella scena del crimine. La Procura ha inviato la relazione della polizia scientifica al Ris di Parma che ha scoperto come uno di quei profili genetici poteva essere attribuibile a nomadi della famiglia Ahmetovic. Gli investigatori della Squadra Mobile quindi sono risaliti ad un nucleo familiare che all’epoca dei fatti era presente in un campo nomadi di Rimini. Scremando le possibilita’, si e’ arrivati a Zoran Ahmetovic, nato in Bosnia nel 1975.

Il confronto con le dichiarazioni rese dall’ex fidanzato di Iorio e un identikit ricavato all’epoca dei fatti ha fatto il resto. Gli investigatori sono arrivati a quel ragazzo che Iorio aveva presentato come Michele all’ex fidanzato la sera in cui mori’. Michele e’ anche uno dei tanti alias utilizzati da Zoran. L’uomo, indagato formalmente dall’autorita’ giudiziaria riminese - si legge in una nota della Questura romagnola - interrogato in carcere dal pm Gengarelli, alla presenza del difensore, si e’ assunto, ieri, ogni responsabilita’ per l’omicidio di Massimo Iorio.  La confessione, resa nel pomeriggio di ieri, "veniva confermata nei minimi particolari - si legge ancora - nella tarda serata di presso la Casa circondariale di Ferrara in sede di formale interrogatorio condotto dal sostituto procuratore, Paolo Gengarelli, titolare dell’indagine ed alla presenza degli investigatori e dal proprio difensore di fiducia".

Ahmetovic ha confessato di aver conosciuto Iorio la sera del delitto, dicendo di averlo visto uscire dalla camera da letto vestito da donna. Insieme avrebbero bevuto, usato droga e fatto sesso. Dopo un primo rapporto sessuale pero’ e ad un nuovo approccio di Iorio, Zoran perse la testa, scaraventando la vittima giu’ dal letto. Zoran lo strangolo’ a mani nude e poi con un coltello lo colpi’ 6 volte. In preda ad un raptus, lo colpi’ pure con l’ampolla dei pesci rossi, mettendo la casa a soqquadro e coprendo il corpo con una coperta. Prima di scappare rubo’ uno stereo.