Rimini, 13 marzo 2012 - Una bimba contesa tra Italia e San Marino, una madre che la vede con il contagocce e un padre che a Rimini è alla sbarra per sottrazione di minore.

Una storia penosa, soprattutto perchè ancora una volta vede protagonista una bambina che finisce in mezzo alla ‘guerra’ dei genitori.

E che comincia nel 2007, con la separazione tra il sammarinese e la riminese, niente di particolarmente traumatico, almeno all’apparenza, perchè ognuno vuole la piccola con sè.

Il giudice di San Marino decide però che la bimba, che ha meno di tre anni, manterrà la residenza sul Titano, ma potrà andare all’asilo a Rimini dove la madre ha intenzione di tornare.

Le scaramucce tra i due ex, però, sono tutt’altro che concluse. E anche se cercano di mantenere la pace in ‘famiglia’, ci sono momenti in cui la tensione sale, e vede sempre come protagonista la figlia che hanno in comune. Dapprima l’affidamento è dato alla madre, poi diventa congiunto, quando la donna va a vivere a Rimini con la bambina.

Si susseguono provvedimenti del giudice, liti, incomprensioni e querele.

Fino al 13 febbraio del 2008. Quel giorno, l’uomo va all’asilo a prendere la figlia, ma allo scadere del ‘permesso’, non la riporta alla ex compagna. Secondo il racconto di quest’ultima che ha poi presentato querela, quando lei chiama per avere spiegazioni, lui le risponde che la bambina resterà con lui qualche giorno.

Contemporaneamente gli avvocati di lui inviano un fax a quelli di lei, comunicando che la bambina resterà un po’ con il papà per recuperare alcune mancate visite.

Stanno facendo un giro nei parchi, dicono, e non sono raggiungibili.

Il 18 febbraio però, secondo i legali della donna, il padre della bambina presenta un ricorso al giudice sammarinese per riprendersi la piccola, e il magistrato fissa l’udienza già ail giorno dopo.

Gli avvocati della riminese chiedono un rinvio, il tempo, dicono al giudice, di preparsi.

Questo però nega il rinvio ed esce poche ore dopo con un dispositivo in cui dispone che la piccola rimanga a casa del padre, a San Marino, legittimando di fatto il ‘trasferimento’ della bambina che era avvenuto quel 13 febbraio.

Non solo, ma concede alla mamma di vedere la figlia soltanto un’ora al giorno e nei locali dei servizi sociali sammarinesi, perdipiù videosorvegliata.

Mantenendo, nello stesso tempo, l’affidamento congiunto. Un calvario per la giovane madre che dura per oltre sei mesi, fino a quendo le restrizioni si allentano.

Ora può tenerla qualche fine settimana al mese, ma la situazione, soprattutto per una bimba così piccola, è molto difficile, anche perchè a San Marino, la vicenda dell’affidamento, in cui nel frattempo sono intervenuti periti e controperiti, non ha ancora una sentenza definitiva.

I suoi avvocati, Salvatore Di Grazia e Francesco Pisciotti, si stanno battendo da tempo, e ieri mattina rappresentavano la loro cliente come parte civile nel processo che vede alla sbarra il sammarinese per sottrazione di minore.

In sede di rito abbreviato, il pubblico ministero ha chiesto per lui una condanna a otto mesi di carcere.

«Il rapporto tra madre e figlia è stato troncato in maniera brutale — dice Di Grazia — in questa storia è prevalsa la ragion di Stato».

Ma dall’altra parte arriva invece tutt’altra versione, e l’ avvocato dell’uomo, Guido Salzano, sostiene che la donna ha invece portato arbitrariamente la bambina a Rimini, quando il giudice aveva fissato la sua residenza a San Marino.