Rimini, 19 marzo 2012 - SUPERA i 40 milioni di euro, il buco della Rimini Yacht decretato dal tribunale di Bologna nell’agosto del 2010. Ora la relazione del curatore spiega chi abbia perso pacchi di soldi grazie alla truffe di Giulio Lolli per le quali è indagato dalla magistratura riminese per associazione a delinquere, truffe, appropriazione indebita, falso riciclaggio ed estorsione e da quella di Bologna per bancarotta fraudolenta e corruzione per le mazzette alla Guardia di Finanza per ‘addomesticare’ le verifiche fiscali.

Sono stati 135 i soggetti che hanno chiesto di entrare nel fallimento della Rimini Yacht come creditori più 9 che hanno chiesto di entrare perchè hanno affidato alla società beni a vario titolo, senza mai riaverli. In totale i creditori chiedono al fallimento della società di Lolli 43 milioni e 769mila euro. E mentre il ‘pirata’ se ne sta in Libia dove, dopo che si è unito ai ribelli contro Gheddafi, non se la passerebbe poi male, alla darsena e sul porto non passa giorno che non si sentano battute su di lui. E c’è che giura che deve ancora avere ‘tremila frenc’ per il carburante, chi afferma che se gli danno una barca lo va a pigliare. Ci sono poi società che avrebbero fallito anche a causa delle truffe di Lolli. In particolare una società di leasing sammarinese, legata al Credito Sammarinese, è fallita recentemente anche perchè creditrice di 6 milioni di euro dalla Rimini Yacht. Nel fallimento, a parte i privilegiati, come dipendenti e tasse dovute allo stato, che significano meno di 5 milioni di euro, gli altri 38 milioni e mezzo di euro vengono richiesti al curatore fallimentare da banche e società di leasing. Gli istituti di credito vantano un credito complessivamente di 16 milionie rotti, mentre le società 19 milioni e mezzo.

IL TRIBUNALE di Bologna che ha curato il fallimento è riuscito a ricavare quasi 3 milioni di euro dalla vendita di una barca, di due locali a Bologna, dove avevano sede gli uffici della società di Lolli e infine recuperando quasi 600mila euro di crediti. Non sono pochi tre milioni di euro, ma rispetto al ‘buco’ mancano ancora soltanto, si fa per dire, 40 milioni.
Nel frattempo ora dopo una serie di sequestri e dissequestri, in questa fase le imbarcazioni che hanno più di un intestatario, quelle che Lolli avrebbe venduto due volte, stanno di nuovo finendo sotto sequestro da parte della magistratura sammarinerse.

LOLLI, com’è noto già dallo scorso gennaio, si sa che vive da uomo libero in Libia, anche se su di lui pende un mandato di cattura internazionale. Recentmente però è emerso che anche lui si sarebbe fatto fregare da due faccendieri, Orlando Purita e Gianluca Giovannini. Quest’ultimo si spacciava per capitano della Guardia di Finanza e si sarebbe fatto dare una non bene identificata cifra tra i 160 mila e i 230mila euro per evitare verifiche fiscali proprio da Lolli. Per meglio farsi accreditare i due faccendieri corrompevano un carabinieri per farsi dare notizie sui vari personaggi che andavano a ‘mungere’. I due soggetti, teoricamente mediatori nel settore della nautica, ma in realtà mandatari niente meno che della ndragherta calabrese, avevano offerto a Lolli la loro protezione che sarebbe consistita nel prevenire i controlli della Finanza.

INSOMMA il truffatore Giulio Lolli, che ha fatto un ‘buco’ da 43 milioni di euro, si è fatto fregare da due emissari della criminalità organizzata per paura di ispezioni fiscali. Tra l’altro lui si era già ‘comprato’, secondo gli inquirenti bolognesi, altri finanzieri.
lo.la.