Rimini, 2 luglio 2012 - Scatta il numero chiuso in tutti i corsi di laurea del polo universitario riminese dell’Universita’ di Bologna. Il termine per le nuove iscrizioni, con ogni probabilita’, sara’ il 30 agosto. La barriera all’ingresso in ogni corso e’ stata voluta dall’Alma Mater bolognese e sara’ attivata gia’ dalla stagione 2012-2013.

In particolare, e’ interessata la Facolta’ di Economia, dove si prevede un discreto calo di iscrizioni rispetto alle circa 600 immatricolazioni dell’ultimo anno (a Farmacia e nei corsi dell’area medica, invece, il numero chiuso a Rimini c’e’ gia’). Quindi, come a Forli’ anche a Rimini Economia diventera’ a numero chiuso. Il polo riminese avrebbe voluto mantenere le iscrizioni libere, ma ha dovuto prendere atto della decisione di Bologna.

Al momento non c’e’ ancora l’ufficialita’, ma a Rimini ci si sta gia’ mobilitando per mantenere inalterata l’offerta formativa. Si tratta dell’orientamento emerso oggi pomeriggio nel corso della commissione consiliare in Comune dedicata a UniRimini, la societa’ consortile di sostegno del polo universitario locale, per la quale sono intervenuti il direttore Lorenzo Succi e la vicepresidente Barbara Bonfiglioli. Il tema verra’ approfondito in presenza del presidente del polo riminese, Giorgio Cantelli Forti, nel corso della prossima commissione a tema prevista in ottobre.

Alla seduta di oggi, invece, ha partecipato il sindaco Andrea Gnassi (finora assente alle commissioni consiliari). Il primo cittadino dice di sostenere la presenza degli universitari nel centro storico nonostante qualche diffidenza, tuttora, dei residenti: “Dopo la fase di decentramento e di ‘adeguamento’ rispetto a Bologna, a Rimini la fase del consolidamento e’ ancora in evoluzione. La citta’ non si e’ ancora completamente consolidata con l’Universita’, tutto e’ sempre stato appaltato a UniRimini nella convinzione che cio’ bastasse. Il problema - sottolinea Gnassi - non deve essere quello delle bottiglie di vetro in centro la sera, che si puo’ risolvere con un provvedimento dell’amministrazione. Il punto e’ che c’e’ ancora un pezzo di Rimini che sugli studenti dice ‘ma che cosa sono venuti a fare?’”.

Il dipartimento in Scienze per la qualita’ della vita (il secondo in Economia e’ sfumato lo scorso autunno tra le polemiche, ndr) “e’ invece una grande opportunita’, da un anno abbiamo avviato un lavoro con il rettore. L’Universita’- dice Gnassi- non si puo’ piu’ autogestire in quest’epoca di trasformazioni industriali e di processo mondiali”. Nel corso della commissione, Succi e Bonfiglioli (in UniRimini rappresentante del Comune, che ne detiene il 20%) hanno ripercorso tutte le cifre della crescita universitaria a Rimini e provincia negli ultimi anni, a partire dai 15-20 milioni di euro di ricaduta economica sul territorio. Circa l’85% dei laureati riminesi trova lavoro in azienda, anche grazie ai tirocini.

Gli iscritti al polo riminese sono oggi 6.300 contro i 5.800 di Forli’, i 5.000 di Cesena e i 2.500-2.800 di Ravenna. Il 30% dei 6.300 proviene dalla provincia riminese (nel ‘98 si era fermi al 3%), soprattutto per quanto riguarda Farmacia, Statistica e Chimica industriale. Un altro 30-35% sono pendolari tra Ravenna e Fano, per il resto fuorisede (Emilia-Romagna e Marche in particolare) e stranieri (il 10%, come a Bologna). Tra questi ultimi spiccano le presenze dalla Spagna, soprattutto nei corsi di economia del turismo e moda. In attesa di capire cosa succedera’ con il numero chiuso, quest’anno le matricole sono state 2.000, con un quasi +20% rispetto all’anno precedente.

Da Rimini ogni anno arrivano a Bologna otto milioni di euro di tasse pagate dagli studenti. In pochi anni la cittadella universitaria e’ cresciuta da 4.000 a 34.000 metri quadri, grazie agli spazi concessi dal Comune in comodato d’uso gratuito e ai 20 milioni di euro per le ristrutturazioni forniti da Unibo e ministero. A Rimini ci sono oggi 19 corsi di laurea: 31 i professori ordinari oltre a 42 associati, 64 ricercatori, 94 tra tecnici e amministrativi, mentre sono 1.500 le convenzioni con le aziende.