Rimini, 6 settembre 2012 - L’HANNO preso ieri sera, in una piazza di Valle Castellana, un paesino nel Parco nazionale del Gran Sasso. Marco Zinnanti, 22 anni, nato a Novafeltria ma da sempre residente a Rimini e presunto assassino del tassista di Verghereto, Leonardo Bernabini, è stato arrestato dagli investigatori della Squadra mobile di Rimini. Martedì, era finita invece in manette sua sorella, 25 anni, fermata mentre stava per entrare con le chiavi nel ‘covo’ di Marco.
 

UN appartamento di Rimini dove i poliziotti, coordinati dal sostituto procuratore, Davide Ercolani, hanno trovato una specie di caverna di Alì Babà. Oltre un chilo di hashish, cocaina, armi, qualcuna a salve, una sicuramente vera, documenti falsi e quasi 100mila euro in contanti. Marco viveva con i genitori, e quella casa è piena zeppa di segreti ancora da svelare che potrebbero portare a un’intera banda. La sorella c’era andata quasi certamente mandata da lui, non sapendo che gli inquirenti avevano già individuato la ‘tana’. Ad aprire erano stati i vigili del fuoco. Adesso è tutto sequestrato, inclusa una Mercedes che stava lì sotto. La ragazza è stata accusata di detenzione di droga, armi e riciclaggio, ma è poco probabile che un’aspirante parrucchiera abbia a che fare con tutta quella roba.
 

PER giorni, gli agenti hanno seguito le tracce che Marco si lasciava dietro dopo la fuga rocambolesca sui colli di Covignano, mentre la famiglia e l’avvocato Giuliano Renzi cercavano di aprire trattative per fare in modo che il ragazzo si costituisse. Ma la Squadra mobile è arrivata prima. Per due giorni a un passo dall’afferrarlo, c’è riuscita ieri sera, poco dopo le 20. Lui si trovava nella piazza di quel paese in provicia di Teramo, senza nemmeno uno straccio di documento addosso, ma dove forse qualche aggancio ce l’aveva.

L’hanno circondato e caricato in auto nella frazione di un secondo, e sono ripartiti subito per Rimini, sperando che il mistero di una morte assurda venga svelato durante la notte. Anche se quando gli hanno infilato le manette non ha detto nemmeno una parola. Ma intanto, tutti si chiedono chi fosse veramente il ‘biondino’ con la faccia da bravo ragazzo, capace di freddare un poveraccio con due fucilate. E perchè l’ha fatto. Qual’era la sua doppia vita, perchè ce l’aveva, dove giravano documenti falsi, droga e un mare di soldi. E con chi la condivideva. Non con la famiglia, che di quattrini non ne ha, suo padre è soltanto un operaio, probabilmente solo al corrente del fatto che suo figlio aveva un brutto carattere.

di Alessandra Nanni