Rimini, 8 marzo 2013 - GIULIO LOLLI è scomparso da Tripoli. Sparito da venti giorni, probabilmente rapito da qualche banda di miliziani ribelli che l’avrebbero ‘prelevato’ da un hotel della capitale. Le voci si rincorrono, gli inquirenti fanno mille ipotesi e gli stessi guerriglieri a cui si era unito nei giorni della ‘rivoluzione’ si sarebbero messi a cercarlo. Quel che è certo è che la sua leggenda sembra essere una fonte inesauribile.
L’allarme è stato dato dal suo avvocato di Tripoli. In Libia, l’ex presidente dalla Rimini Yacht su cui pende un mandato di cattura internazionale della Procura di Rimini, si è fatto una nuova vita. Dopo il carcere, raccontano, era diventato un combattente, unendosi a chi voleva rovesciare Gheddafi. Finita la guerra (si fa per dire), il ‘pirata’ non si era perso d’animo, e come da carattere si era inventato un futuro nuoco di zecca. Era diventato arredatore, e anche di successo, raccontano. Viveva in una casa alla periferia di Tripoli, nuovi amici, nuovi affari e, forse, anche nuovi nemici. La scomparsa risalirebbe ad almeno una ventina di giorni fa.

Per un momento i libici hanno pensato che l’avessero gli italiani, e viceversa. Ma non è così, il suo difensore laggiù l’ha cercato ovunque, accertando che nella sua scomparsa non c’è niente di ‘istituzionale’. L’ultima volta l’avrebbero visto in un albergo di Tripoli, a una cena dove pare ci fossero altre persone. Nessuno ha idea di chi fossero. Sembra che quella notte dovesse dormire in hotel, ma è proprio da lì che si sarebbe volatilizzato. Le voci che arrivano dalla Libia raccontano di qualcuno che sarebbe andato a prenderlo in albergo. In che termini, però, non è chiaro. Antonio Petroncini, il suo avvocato bolognese, lo sentiva regolarmente, e ora non nasconde di essere spaventato. «Il suo cellulare è staccato e non lo sento da oltre venti giorni, così come la sua famiglia, con cui si tiene in contatto. Ci eravamo parlati pochi giorni prima della scomparsa, mi era sembrato tranquillo e non mi ha manifestato timori di alcun genere, nè detto di avere problemi con qualcuno. Certo non aveva intenzione di tornare in Italia. Speravo che qualcuno si facesse avanti, magari per un riscatto, ma niente. Comincio davvero ad avere paura».

Alessandra Nanni