Rimini, 31 maggio 2013 - Quando si dice farsi giustizia da soli. E’ il caso di un geometra bellariese che insoddisfatto della casa che aveva acquistato, dopo avere chiesto a più riprese di sistemare le magagne, ha deciso di vendicarsi della Cooperativa muratori Verucchio, facendo un macello nel nuovo cantiere in cui stavano lavorando. Ieri mattina, l’uomo è stato condannato per danneggiamento aggravato a un anno e 4 mesi (già alla soglia della prescrizione), ma il giudice ha derubricato la tentata estorsione in esercizio arbitrario delle proprie ragioni.

Perche’ qualche ragione, a quanto pare ce l’aveva. Nel 2006, l’uomo aveva infatti deciso di comprarsi una casa a Bellaria, ma quando era andato ad abitarci, aveva scoperto che c’era qualcosa che non andava. Nella stanza della bambina, aveva poi raccontato agli inquirenti, era apparsa subito della muffa, e nel garage mancava addirittura una finestra. Così si era rivolto all’impresa edile responsabile, la Cooperativa muratori di Verucchio, appunto, di Sauro Nicolini, facendo le sue rimostranze. Nessuno a suo dire si era fatto vivo e così aveva cominciato a spedire raccomandate. In pochi mesi, ha detto, ne aveva mandate sette, ma senza ottenere alcuna risposta. Stesso esito avevano avuto le sue proteste telefoniche. A quel punto si era arrabbiato sul serio, e invece di scegliere le vie legali, aveva deciso di farsi giustizia da solo, vendicandosi di chi, a suo giudizio, faceva orecchie da mercante alle sue sollecitazioni. La vendetta, è il caso di dirlo, era stata davvero ‘occhio per occhio’. Poco distante da casa sua, la Cooperativa stava infatti lavorando nel cantiere di una palazzina. Lui si era ‘armato’ di trapano e una notte aveva trapanato la bellezza di undici portoncini blindati. Mentre ‘lavorava’ gli era caduto il cellulare, e gli investigatori sarebbero comunque arrivati a lui. Ma le indagini non erano state necessarie, perchè dopo avere fatto quel piccolo macello, il geometra in questione aveva chiamato direttamente la Cooperativa per ‘informarli’ di quello che aveva fatto.

La prima reazione da parte della Cmv era stata quella di presentare una denuncia, ma poi il titolare aveva deciso di trovare un accordo con il ‘cliente insoddisfatto’. La denuncia era stata ritirata e anche i ‘difetti’ della casa del geometra erano stati sistemati. Anche se pace era stata fatta, la magistratura, che nel frattempo lo aveva accusato di tentata estorsione, era andata avanti d’ufficio. L’uomo, difeso dall’avvocato Piero Venturi, è finito così sotto processo e ieri mattina è arrivata la sentenza. Condannato per il danneggiamento aggravato, il giudice ha concluso però che non di tentata estorsione di trattava, ma di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, un reato per cui è necessaria la denuncia della parte lesa che non era ovviamente stata fatta.