Rimini, 18 luglio 2013 - UN’AVARIA improvvisa ai due potentissimi motori, il vano tentativo di un peschereccio di rimorchiare lo yacht di 24 metri, ‘Sale e Pepe’ fino al porto interno di Brindisi, poi lo schianto contro i frangiflutti, e la tragedia. I tre diportisti a bordo, partiti dalla darsena Marina di Rimini su uno splendido Aicon 80, si sono lanciati in mare, uno di loro non ce l’ha fatta. Il comandante, Alessandro Colangeli, 59 anni, di Rieti, è morto durante il trasporto in ospedale. Il decesso sarebbe avvenuto per arresto cardiaco e non per annegamento. Salvi gli altri due, un imprenditore romeno residente a Pescara di 36 anni e un cittadino moldavo che ha detto di essere un suo amico. I tre costituivano l’equipaggio dello yacht, noleggiato da un magnate russo alla Major Yacht di San Marino, per una crociera di una settimana nel sud Italia.

 

Il naufragio è avvenuto all’alba di ieri, all’imboccatura del porto esterno di Brindisi. E’ lì che il grosso scafo cabinato è andato a sbattere contro il molo, poco prima delle 7, dopo che nelle operazioni di rimorchio coordinate dalla Guardia costiera e condotte da un peschereccio si erano tranciate entrambe le cime cui era assicurato, un quarto d’ora prima, lasciandolo in balia delle onde alte sei metri e delle raffiche di vento a 25 nodi. Forse non c’è stato tempo di gettare le ancore. O queste non hanno tenuto, dato il mare grosso.

 

La ricostruzione dei fatti è tutt’altro che precisa, al momento. Il pm della procura di Brindisi, Antonio Costantini, ha avviato un’inchiesta per naufragio colposo e sta acquisendo elementi utili per appurare se vi siano responsabilità in merito all’accaduto, ma anche per conoscere le ragioni del viaggio dei due stranieri e dell’italiano, originario di Rieti. «Un marinaio che mi dicono fosse di lunga esperienza, anche se non lo conoscevo personalmente», spiega Gianni Sorci, direttore della darsena di Rimini. Non vi sono al momento persone indagate. Oggi sarà conferito l’incarico per l’autopsia sul corpo dell’unica vittima, lo skipper. Distrutta l’imbarcazione, andata letteralmente in mille pezzi. Dagli accertamenti condotti dalla Capitaneria, lo yacht aveva fatto scalo a Brindisi ed era partito attorno alle 5.30 dal porto. Alle 6.30, circa un’ora dopo, la richiesta di soccorso alla Guardia costiera i cui militari hanno raggiunto il posto. Immediato il tentativo di rimorchiare lo yacht in panne, con l’apporto di un peschereccio. L’operazione è fallita. Le tre persone a bordo si sono lanciate in mare. I due più giovani sono riusciti a mettersi in salvo a nuoto. Il comandante era in difficoltà: lo hanno portato a riva i sommozzatori dei vigili del fuoco di Brindisi, a bordo di una moto d’acqua. Era in stato di incoscienza quando è stato affidato alle cure dei sanitari del 118.; morto durante il trasporto all’ospedale di Brindisi. Per gli inquirenti sono molti i punti non chiari, a partire dalla destinazione dei naufraghi che si erano messi in navigazione nonostante il mare fosse molto agitato e il vento imperioso.
 

Mario Gradara