Rimini, 25 settembre 2013 - LANCIO di uova, bottiglie e fumogeni, spintoni, parlamentari scortati fuori da Palazzo. E’ stata tutt’altro che una giornata tranquilla quella che ieri ha visto scendere in piazza oltre 5mila sammarinesi pronti a manifestare contro la riforma fiscale che il governo è in procinto di varare e che, in alcuni casi, aumenterebbe le tasse ai dipendenti anche di sei volte. Sciopero generale in Repubblica indetto dalla Csu, il sindacato di San Marino, con il corteo aperto dallo striscione ‘No alla stangata’. Il colpo d’occhio è impressionante e per le vie che portano nel punto più alto della Repubblica è quasi impossibile arrivare.

TRAFFICO IN TILT. Esauriti gli 800 ticket per il parcheggio acquistati dalla Csu, sono almeno 2mila le persone che avanzano verso il centro storico. Fischietti, palloncini, slogan. Lentamente il corteo si avvicina a piazza della Libertà già semipiena. «Siamo arrivati e siamo tantissimi», urla lo speaker al megafono, mentre il cordone di sicurezza della Gendarmeria si mette a protezione dell’entrata di Palazzo dove è in corso una seduta del Consiglio grande e generale. Qualche consigliere esce da Palazzo e qualcuno chiede di entrare per una visita. E’ il momento in cui scatta il primo tentativo di sfondamento. La Gendarmeria retrocede di qualche passo, ma tiene.

Dentro Palazzo Pubblico si schiera la squadra antisommossa. Urla e fischi si fanno assordanti.Solo dopo le 12 il pressing della piazza sui portoni di Palazzo pubblico si attenua. I segretari generali Marco Tura e Giuliano Tamagnini incontrano i politici. Fuori piano piano la piazza si svuota, restano circa 300 persone, ma i momenti di tensione non si placano. Alle 16, a seduta terminata, i consiglieri escono dal Palazzo scortati fuori dalla Gendarmeria in tenuta antisommossa.

Tre parlamentari dell’opposizione vengono aggrediti dai manifestanti e un ex consigliere del Psd, Denise Bronzetti, è raggiunta in testa di rimbalzo da una bottiglietta. Spintoni e frasi poco gentili per altri due consiglieri Upr, Marco Podeschi e Giovanni Lonfernini. Molti membri della maggioranza preferiscono lasciare Palazzo pubblico attraverso un tunnel, un passaggio storico, che dalla sede del Consiglio corre sotto piazza della Libertà e raggiunge la sede del ministero degli Interni. Poi consiglieri e membri escono da una porta laterale evitando i manifestanti. Forte di questa massiccia presenza i segretari generali della Csu Giuliano Tamagnini (Csdl) e Marco Tura (Cdls), entrano a Palazzo per incontrare i capigruppo di maggioranza prima e opposizione poi. Non senza qualche difficoltà. Solo grazie a un cordone della Gendarmeria si apre un corridoio per permettere l’accesso dall’entrata secondaria. Anche questa assediata dai manifestanti, con tanto di lancio di fumogeni.

«INCONVENIENTI inevitabili quando si porta un popolo per strada», sottolineano i due sindacalisti. E lo stesso vale per i momenti di tensione creati dal «gesto inconsulto di una decina di scalmanati — minimizza Tura — che comunque rischia di vanificare tutta la manifestazione. Per il resto non si può che gonfiare il petto di fronte alla dimostrazione di oggi». Così il sindacato chiede un «ordine dle giorno bipartisan che dia dignità politica a questa piazza», ma la controparte tentenna. La maggioranza apre ad alcune modifiche al testo della riforma fiscale, nella direzione indicata dal sindacato. E garantisce che entro 48 ore al massimo sarà pronta una nuova bozza. Ma già per domani è attesa una seconda manifestazione indetta dal movimento ‘Vedo, sento, parlo, partecipo’.

Donatella Filippi