Rimini, 14 dicembre 2013 - Un maresciallo della Guardia di Finanza della provincia di Pesaro Urbino, un noto gioielliere riccionese, A. V., e un imprenditore fanese sono stati arrestati nell'ambito dell'operazione 'Perla di Cristallo' delle Fiamme gialle di Rimini scattata all'alba di questa mattina. Nell'ambito dell'indagine sono stati sequestrati, tra Riccione e Cortina d'Ampezzo, beni per due milioni di euro. I beni (un appartamento di pregio con annesso garage, tre terreni, due autovetture, quote di quattro società e disponibilità finanziarie), sono tutti riconducibili al gioielliere di Riccione.

La Guardia di Finanza ha fatto venire alla luce una complessa frode fiscale: il gruppo, per nascondere gli introiti da attività commerciali operanti nel settore orafo (a Riccione e Cortina D’Ampezzo) ed estetico (a Riccione, Pesaro, Fano e Calcinelli di Saltara) portava soldi a San Marino. Gli indagati, infatti, avvalendosi di una società di diritto sammarinese, dapprima occultavano i ricavi delle gioiellerie attraverso vere e proprie operazioni di "spallonaggio" per depositare presso istituti di credito della Repubblica del Titano ingenti somme derivanti da vendite "in nero" e, successivamente, per poter utilizzare i denari così accumulati, simulavano rapporti commerciali di vendita alla società sammarinese a giustificazione dei corrispondenti flussi finanziari in entrata. Per simulare l’operatività della società-schermo sammarinese e per evitare di pagare le imposte all’Ufficio tributario di San Marino venivano simulate vendite per lo stesso importo ad una società italiana in liquidazione (sempre riconducibile all’imprenditore riccionese) che a tal fine emetteva false note di credito. Tali somme venivano, poi, periodicamente utilizzate per ripianare gli affidamenti concessi da istituti bancari nazionali (che riponevano fiducia nella solidità patrimoniale del noto imprenditore) oppure per finanziare l’altra società operante nel settore del benessere e dei centri estetici.

Parallelamente alle riservate indagini delegate al Nucleo di polizia tributaria di Rimini, il gioielliere riccionese è stato sottoposto a verifica fiscale da parte della Compagnia della Guardia di Finanza di Rimini che ha provveduto a constatare maggiori redditi derivanti dal deposito in un Istituto di credito sammarinese di assegni per un ammontare complessivo di 500mila euro, sulla base anche di evidenze investigative emerse nell’ambito dell’indagine denominata “Re Nero” coordinata dalla Procura della Repubblica di Forlì.

Tutto il sistema si avvaleva dell'aiuto del maresciallo della Finanza, in servizio nella provincia di Pesaro Urbino. Il pubblico ufficiale avrebbe messo mano alla banca dati delle Fiamme gialle in cambio della promessa di un'Audi A6 e di un costoso orologio.

Gli altri tre indagati sono un ex direttore di banca e le due mogli degli imprenditori.