Rimini, 12 febbraio 2014 - «UN VERO e proprio miracolo». Partiamo dalla fine, da Antonio De Santis a casa tra le braccia della moglie e delle figlie. Venti giorni fa era in un letto d’ospedale nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Infermi di Rimini, in coma farmacologico. I famigliari, residenti a Cesenatico, avevano chiamato anche don Giampiero Casadei per l’unzione. «E’ la nostra guida spirituale - racconta Antonia, la moglie - e gli abbiamo chiesto se era disponibile a venire in ospedale per dare l’unzione degli infermi a mio marito».

Sono giorni convulsi, Antonio resta in coma e sembra che nulla possa svegliarlo. Tutto è iniziato il 17 gennaio scorso. Antonio si sente male, è un infarto. Annalisa, la figlia, tenta di rianimarlo e arriva a fargli il massaggio cardiaco. «L’ambulanza è arrivata in poco tempo» ed è grazie al medico che il 118 svolta. «Ha capito la gravità dell’arresto cardiaco e ha detto: ‘Andiamo a Rimini, non a Cesena’. E’ stata la nostra fortuna». Le condizioni di Antonio peggiorano, è ancora in arresto cardiaco, e sull’ambulanza viene usato il defibrillatore. Il 118 arriva all’Infermi e l’uomo viene subito portato in sala operatoria.

«E’ andato ancora una volta in arresto cardiaco. In complesso è rimasto oltre un minuto senza che il cuore battesse». L’uomo esce dalla sala operatoria, l’operazione è riuscita, ma rimane in coma. «E’ stato portato in Rianimazione e qui è rimasto in coma farmacologico». Passano i giorni, moglie e figlie non dormono, attendono, «sempre vicino. Anche quando non potevamo essere con lui, stavamo lì, dietro la porta, per fargli sentire la nostra presenza». Ma le condizioni non lasciano ben sperare. «I medici non potevano esprimersi e ci spiegavano che da uno shock cardiogeno del tronco comune, questo l’infarto che aveva colpito mio marito, solo 1 persona su dieci sopravvive».

Viene fatta anche una tac per capire se vi sono danni cerebrali. Antonio continua a ‘dormire’ e sono vani i tentativi di risvegliarlo. Trascorrono i giorni, le speranze vacillano e arriva anche don Giampiero per l’unzione. Poi quindici giorni dopo, nella notte le dita di Antonio riprendono a muoversi. «Questi giorni sono stati per noi come un fiume in piena, e l’aspetto e l’umore ne ha risentito. Gli occhi parlano di stanchezza, e gli sguardi sono provati». Ma Antonio è a casa. «Grazie al 118 e al medico Davide Manfroni, al laboratorio di Emodinamica, alla dottoressa Menozzi e al dottor Ruffini, alla Rianimazione terapia intensiva coordinata dalla Dottoressa Cavicchi e alla sua equipe, al dottor Santoro e al suo staff. Il loro eccellente lavoro ha permesso un vero e proprio miracolo».

Andrea Oliva