Rimini, aggressione razzista, Emmanuel: "Ditemi cosa mi è successo"

Le prime parole del ragazzo nigeriano accoltellato da un folle lo scorso 22 marzo a Marina centro

Emmanuel Nnumani, il nigeriano di 25 anni accoltellato  e investito in auto lo scorso 22 marzo a Marina centro

Emmanuel Nnumani, il nigeriano di 25 anni accoltellato e investito in auto lo scorso 22 marzo a Marina centro

Rimini, 13 aprile 2017 - "Ditemi dove sono, che cosa mi è successo». Sono le poche frasi confuse pronunciate da Emmanuel Nnumani, il 25enne richiedente asilo nigeriano aggredito a coltellate e poi travolto dall’auto da un folle, lo scorso 22 marzo a Marina Centro. Prima in coma, e per quasi tre settimane in pericolo di vita, Emmanuel era stato ricoverato nel reparto di rianimazione dell’ospedale Infermi. Da tre giorni, dopo la rimozione della tracheotomia che lo aiutava a respirare, è nella clinica privata Sol et Salus di Torre Pedrera, specializzata in rianimazione neuromotoria.

Ieri intorno alle 13 abbiamo fatto visita al giovane, che parla nigeriano e inglese, ricoverato in una stanza al primo piano. Le sue condizioni fisiche sembrano buone, lo sguardo interrogativo, ha difficoltà a rispondere a domande semplici come how hare you?, come stai?. Dopo qualche esitazione, alla domanda su come si sentisse, Emmanuel risponde «I am fine, thanks». Ssto bene, grazie. E poi lui a fare domande: «Dove sono, cosa mi è successo?». Il primario del reparto di rianimazione degli ‘Infermi’, Giuseppe Nardi, ha definito «un piccolo miracolo» il fatto che sia ormai fuori pericolo. Prima del trasferimento al Sol et Salus a Emmanuel è stata rimossa la tracheotomia. «Ha anche iniziato a mangiare frullati, è fuori pericolo ma la riabilitazione sarà lunga», spiegano i sanitari.

«Lo andiamo a trovare tutti i giorni – dicono dalla Cad, la cooperativa sociale che si occupa dei 67 profughi accolti all’hotel Evelyn di Miramare, dove Emmanuel era alloggiato fino all’aggressione. «Si esprime a monosillabi, qualche piccola frase – continuano gli operatori della Cad –, ha iniziato a mangiare qualcosa da solo, è sorridente e felice quando vede i ragazzi dell’hotel Evelyn che lo vanno a trovare. Li riconosce. Non sappiamo se abbia consapevolezza di quanto accaduto. Ma nel suo sguardo si coglie la paura, il terrore di quanto avvenuto è registrato nella sua mente». «Di certo – proseguono gli operatori – per come sembravano essersi messe le cose non pensavamo arrivasse fin qua. Ora sta meglio, si può spostare in carrozzina, la sua condizione attuale è una conquista, ben diverso da quando era ricoverato in rianimazione. Siamo molto contenti, e ora ogni giorno per lui sarà una scoperta». Il peggio è ormai alle spalle.