Rimini, barca sugli scogli, "Qui è morta la mia Alessia"

Il racconto di Nicolis che ha visto morire la fidanzata: "Ho cercato di salvarla, ma è rimasta incastrata"

Luca Nicolis, uno dei sopravvissuti alla tragedia, sul luogo del naufragio (foto Migliorini)

Luca Nicolis, uno dei sopravvissuti alla tragedia, sul luogo del naufragio (foto Migliorini)

Rimini, 20 aprile 2017 - E' rimasto mezz’ora a guardare il mare e gli scogli che gli hanno portato via Alessia per sempre. Dimesso dall’ospedale, prima di ripartire per Verona Luca Nicolis, uno dei due sopravvissuti alla tragedia del ‘Dipiù’, ha chiesto di venire accompagnato al molo. Ha fissato a lungo il punto in cui ha visto per l’ultima volta la sua fidanzata, rimasta intrappolata tra quelle rocce all’altezza del Rock Island. «Voglio vedere dov’è morta», aveva chiesto ai militari della Capitaneria di porto che ieri mattina all’una l’hanno scortato fino al relitto. Si è arrampicato sugli scogli e ha raggiunto la carcassa della barca a vela cappottata, simile a un grosso animale ferito. In quella mezz’ora deve avere rivisto tutto come in un film. Sei amici che partono sorridenti da Marina di Ravenna, poi le nuvole, il vento, la tempesta e infine il terrore.

Chi sono i morti nel naufragio

Luca è sotto choc, devastato dalla morte degli amici e della donna che amava e che non è riuscito a strappare alla morte. Ci ha provato disperatamente, ha raccontato agli inquirenti l’altra sera, ma non ce l’ha fatta. Lui, Alessia e il padre della fidanzata, erano sottocoperta e avevano già ricevuto il via libera per entrare in porto quando due onde, una dietro l’altra hanno invaso tutto. «Avevamo l’acqua al petto, e quando il motore si è spento si è scatenato l’inferno».

Da quel momento tutto si è consumato nell’arco di pochi ma interminabili minuti. Secondo il suo racconto, Alessia è stata la prima a salire, ma degli altri tre che erano sul ponte non c’era già più traccia. Ha visto la fidanzata lanciarsi in acqua per raggiungere gli scogli vicini, mentre altri flash gli rimandano un amico impigliato nelle cime e un altro che tenta di aggrapparsi a qualcosa. Ma le onde erano spaventose, l’ha persa e poi l’ha rivista incastrata negli scogli. Allora si è buttato anche lui ed è riuscito a raggiungerla. Ha lottato contro quei cavalloni grigi e schiumosi cercando di non andare sotto, quando finalmente è riuscito ad afferrarla. «Ho tirato e tirato, ma non riuscivo a liberarla». Poi di nuovo quelle onde gigantesche che lo rivoltano come un pupazzo ma che gli risparmiano la vita, fino a quando non arrivano i soccorsi. «Salvate lei, salvate lei», gridava mentre lo tiravano in salvo. L’ultima immagine che ha è quella del braccio di Alessia completamente abbandonato.

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