Rimini, cadavere nella valigia. La donna è morta di stenti

L'autopsia conferma che non è la cinese scomparsa in crociera. La sconosciuta è ridotta a pelle e ossa: sembra uscita da un lager. Ora gli inquirenti cercano di darle un nome

Cadavere di una donna in una valigia, il ritrovamento al porto di Rimini (Migliorini)

Cadavere di una donna in una valigia, il ritrovamento al porto di Rimini (Migliorini)

Rimini, 27 marzo 2017 - Rannicchiata se stessa, quasi a volersi difendere da un mondo ostile e ridotta pelle ed ossa forse per denutrizione, una fotocopia di quelle drammatiche immagini uscite dai campi di sterminio. La sconosciuta con tratti somatici orientali, ritrovata in un sabato mattina di sole, all’interno di un trolley blu, affiorato tra le barche del porto di Rimini, aspetta. Aspetta che gli inquirenti riescano a darle un nome.

L'autopsia, eseguita questa mattina su disposizione del pm Davide Ercolani dal professor Giuseppe Fortuni, non ha evidenziato cause esterne che possano aver provocato la morte ed esclude il decesso per asfissia o annegamento.  È quindi ipotizzabile che fosse in fin di vita quando è stata messa da qualcuno all'interno della valigia e sarebbe morta di stenti.

È ormai certo che non si tratti di Xing Lei Li, 36enne cinese sparita alcuni giorni fa durante una crociera con il marito. Oltre al fatto che le altezze non combaciano (la donna trovata a Rimini era alta un metro e settantatre, oltre 20 centimetri più alta della donna scomparsa), ci sono le circostanze che la nave da crociera ha toccato luoghi lontani oltre mille chilometri da Rimini e poi lo stato di sofferenza fisica della donna trovata cadavere nella valigia.  

image