Rimini, cadavere nella valigia. La madre: "Dormivo con Katerina morta a fianco"

Interrogata per ore dopo il rientro in Italia

La madre della giovane trovata nella valigia al suo arrivo in questura (Migliorini)

La madre della giovane trovata nella valigia al suo arrivo in questura (Migliorini)

Rimini, 10 aprile 2017 - Per una settimana ha dormito nel letto con la figlia morta. Quando l’ha chiusa nella valigia, per un momento ha pensato di potersela portare in Russia, ma «ho avuto paura del metaldetector». «Perchè l’ho buttata in acqua? «Non lo so».

Solo a mezzanotte, il pubblico ministero, Davide Ercolani e gli agenti della Squadra mobile chiudono il verbale dell’interrogatorio di Gulnara, la madre di Katerina Laktionova, rientrata dalla Russia sabato pomeriggio. Per quasi quattro ore la donna, assistita dal suo avvocato, Mario Scarpa, ha ripercorso i giorni successivi alla morte della figlia. Gulnara è una donna provata e sconvolta, ancora incredula del destino di Katerina, quella bellissima ragazza che, dice, non è riuscita a salvare. Negli ultimi mesi la giovane si stava spegnendo, ma lei ha sempre sperato che si riprendesse.

Come tutte le madri credeva che prima o poi la figlia, ormai ridotta a trenta chili, si sarebbe alzata da quel letto per ricominciare a vivere. «Andavo al lavoro, tornavo e mi occupavo di lei». Fino a quando il 10 marzo scorso l’ha trovata immobile nel letto. «Non so cosa mi è preso, non credevo che fosse morta». Invece sapeva che lo era, solo non voleva accettarlo. Da quel momento è come se fosse vissuta in trance. «Uscivo come sempre per lavorare, poi tornavo e la sera dormivo nel letto con lei».

Sette notti accanto a un cadavere, senza sentire nemmeno l’odore della decomposizione. «Katerina profumava anche da morta». Non ha pensato a chiamare un’ambulanza, non sa perchè, ancora non se lo spiega. Il 18 marzo, Gulnara si ‘sveglia’ e decide di agire. Il viaggio in Russia è già programmato, sua madre è morta e lei deve tornare. E Katerina? Per un po’ pensa di portarsela dietro, di seppellirla in patria e tenerla con sè. «Ma poi ho avuto paura del metaldetector e ho deciso di gettare la valigia in mare. Ero così confusa».

Prima di farlo, la donna pulisce la casa, la telecamere della zona di via Ducale la riprende mentre fa avanti e indietro dal bidone della spazzatura. Prima che spunti l’alba, viene immortalata mentre esce con la valigia. Si sta dirigendo all’invaso del Marecchia, per gettare la figlia in acqua. Due ore dopo s’imbarca sull’aereo. L’amico riminese, assicura, era all’oscuro di tutto, a lui aveva raccontato di essere partita molti giorni prima. Più volte gli inquirenti devono fermarsi perchè Gulnara scoppia in singhiozzi. Ma quando le chiedono se qualcuno l’ha aiutata a organizzare quell’orrore, lei giura che ha fatto tutto da sola. Gli investigatori non sono ancora convinti che su questo stia dicendo tutta la verità, forse vuole lasciare fuori qualcuno, e continueranno a indagare. In questi giorni Gulnara è ospite di un’amica, in attesa di essere risentita. Non ha ancora chiesto di poter vedere il corpo di Katerina.