«Il sindaco di Rimini non ha altro da fare?» Salvini attacca Gnassi

Il leader leghista scrive su Facebook un post contro il primo cittadino di Rimini Gnassi aveva chiesto al Parlamento di vietare la vendita di gadget fascisti e nazisti

Il leader del Carroccio, Matteo Salvini

Il leader del Carroccio, Matteo Salvini

Rimini, 21 luglio 2015 – «Il sindaco Pd di Rimini ha chiesto al Parlamento una legge più severa per impedire ai negozi della sua città di vendere accendini, portachiavi e bottiglie di vino con la faccia di Benito Mussolini. Il sindaco di Rimini non ha niente di più serio di cui occuparsi???» Parole e musica di Matteo Salvini. Il segretario federale della Lega Nord le ha postate sul suo profilo Facebook nel primo pomeriggio di ieri, scatenando una marea di commenti, in gran parte ironici e sarcastici nei confronti di Andrea Gnassi.

Il sindaco, nell’ultimo consiglio comunale, aveva chiesto ai parlamentari del Pd di presentare un emendamento alla legge Scelba del 1952 sul reato di apologia di ricostituzione del partito fascista, «per combattere i gadget nazisti e fascisti e chi li vende». Il caso era stato sollevato un paio di settimane fa su queste colonne, quando due turisti ebrei americani in vacanza a Rimini sono rimasti scandalizzati nel trovare in libera vendita bottiglie di vino con le immagini del Duce e di Hitler, quest’ultimo con tanto di ‘Mein Kampf’, manifesto antisemita per eccellenza.

«E’ stato uno choc – hanno dichiarato al ‘Carlino Yonatan e Michael Weinberg, fratelli californiani di 27 e 32 anni in vacanza a Rimini –. Passeggiavamo sul lungomare e ci siamo trovati di fronte a tanti negozi che vendevano vino con sulle etichette Hitler e Mussolini. La legge lo consente? Il problema è morale. Chiediamo ai cittadini che si indignino contro questa vergogna, siamo allibiti». «Una città cosmopolita come Rimini, patria di Federico Fellini – continua Michael, di professione regista – tiene in bella mostra sul suo lungomare la faccia dei più grandi criminali della storia. Incredibile». Gnassi ha raccolto l’appello cercando di difendere l’immagine di Rimini, città ‘Medaglia d’oro al valor civile’, invocando il pugno di ferro e le modifiche, in senso restrittivo, alla legge Scelba.