Casa comprata all'asta è occupata da 30 profughi

Il proprietario: "Non mi fanno entrare ma io pago l’Imu ogni mese"

Jorgo (Giorgio) Ceka, 51enne muratore di origine albanese  mostra i documenti di acquisto Sotto il casolare  occupato  dai profughi

Jorgo (Giorgio) Ceka, 51enne muratore di origine albanese mostra i documenti di acquisto Sotto il casolare occupato dai profughi

Rimini, 10 gennaio 2017 - Compra una casa all’asta, ma la trova occupata da una trentina di profughi. E ci paga pure 160 euro di Imu al mese! Già andati a vuoto tre tentativi di sfrattare gli ospiti indesiderati fatti dall’ufficiale giudiziario (il quarto fissato per venerdì). E quelli di convincere la Croce Rossa, che vanta un contratto d’affitto col precedente proprietario, di trasferire gli immigrati in un’altra struttura.

Situazione surreale quella che dallo scorso maggio vive sulla propria pelle Jorgo (Giorgio) Ceka, 51enne muratore di origine albanese, a Rimini da moltissimi anni dove ha una ditta individuale nel settore edile, insieme a due dei suoi tre figli. «Io ho pagato quella casa al tribunale fallimentare – spiega Ceka –, in parte con i contanti, in parte aprendo un mutuo. E voglio entrarci dentro, con mia moglie e i miei figli, uno dei quali ha già un bambino e la moglie incinta. Vogliamo ristrutturare l’interno un po’ alla volta, è il nostro lavoro. Invece non riesco a prenderne possesso. E paghiamo tre affitti, io e i figli, e anche l’Imu su questa perché risulta seconda casa anche se la prima non ce l’ho, 160 euro al mese».

«La Croce Rossa mi ha chiesto di poter tenere dentro i profughi pagandomi l’affitto che dava al proprietario di prima – prosegue l’artigiano – ma io ho comprato quella casa perché mi serve per andarci ad abitare». La grande casa colonica si trova a San Martino Monte L’Abate, vicina all’autostrada con un’ampio terreno circostante. All’esterno è in buone condizioni - anche se sono accatastate ai muri lamiere e scarti di lavorazioni, oltre alle biciclette degli immigrati - mentre l’interno ha decisamente bisogno di una sistemata. Nel nostro sopralluogo, ieri mattina, veniamo accolti da un operatore che indossa una divisa con le insegne della Croce Rossa.

A piano terra ci sono due ragazzi africani, uno dei quali sta lavando i piatti. Incolpevoli co-protagonisti della surreale vicenda. Sui muri una sorta di vocabolario fai-da-te, inglese-italiano, con alcune parole base di utilizzo quotidiano spicciolo (da ‘che ore sono’ a ‘come ti chiami’ a ‘quanto costa’ e così via). Gli ospiti, ci spiega l’addetto della Cri, vengono «in gran parte dall’Africa centrale», ma non solo. Tra le nazioni di provenienza Ghana, Niger, Afghanistan, Costa d’Avorio, Mali... I profughi, fuggiti dai Paesi d’origine a causa di guerre, persecuzioni politiche o religiose, sono nella casa di via Monte L’Abate dal settembre del 2015.

L’immobile è stato aggiudicato all’asta, dal tribunale di Rimini, il 12 maggio scorso. Nei giorni precedenti, il 28 aprile, Ceka aveva fatto un sopralluogo insieme al custode. Il prezzo base iniziale era fissato in 172.700 euro. L’artigiano ha presentato - si legge nel «verbale di asta deserta» firmato dall’avvocato Paolo Serafini - un’offerta in busta chiusa di 129.600 euro (un quarto di sconto sul prezzo base, cui va aggiunto il 20% per le spese). Di fronte all’offerta l’avvocato Adele Ceccarelli, che tutelava il creditore del vecchio proprietario, si è dichiarato «favorevole all’aggiudicazione».

Una cifra relativamente contenuta, forse anche per la presenza di alcune «difformità urbanistiche» e catastali e la mancanza di certificato di abilitabilità del fabbricato. Agli acquirenti gli oneri di una «eventuale sanatoria». Quel 12 maggio era sembrato un giorno felice a Giorgio Ceka, che insieme alla moglie si era comprato una bella casa, dopo molti anni di duro lavoro e sacrifici. Ma la sorpresa doveva ancora arrivare. Nonostante nel settembre successivo all’aggiudicazione il giudice abbiamo firmato l’atto di trasferimento «in piena ed esclusiva proprietà» della casa, il lieto fine non è ancora stato scritto.