Rimini, Isis, dalla città un fiume di denaro per finanziare il terrorismo

Perquisizioni anche nel Cesenate: sono nove gli indagati

Rimini, Isis, dalla città un fiume di denaro per finanziare il terrorismo

Rimini, Isis, dalla città un fiume di denaro per finanziare il terrorismo

Rimini, 31 maggio 2017 - Il sospetto è da brividi: terrorismo. Nove stranieri, commercianti e piccoli imprenditori nel settore alimentare, tutti integrati nella nostra realtà, sono stati iscritti nel registro degli indagati della Procura della Repubblica di Bologna per il famigerato articolo 270 bis, ossia quello che punisce le associazioni con finalità di terrorismo e di sovversione dell’ordine pubblico.

Si tratta di N.M, macedone, classe 1968, residente a Rimini; P.R, albanese classe 1975, residente a Rimini; M.G, tunisino, classe 1991, ma residente a Cesena; L.K, albanese, classe 1978, ma residente a Ravenna; M.B, marocchino classe 1960, ma residente a Rimini; M.R, marocchino, classe 1974, residente a San Mauro Pascoli; A.B, marocchino, classe 1967, residente a Gatteo; M.B, marocchino, classe 1963, residente a Sarsina e A.E.T, marocchino classe 1991, residente a Prignano sul Secchia, ma domiciliato a San Mauro Pascoli e rappresentante legale di una società specializzata in minimarket con sede a Savignano. (Gli indagati sono difesi, tra gli altri, dagli avvocati Giordana Pasini e Massimiliano Orrù).

E pochi giorni fa nelle abitazioni e nelle aziende dei nove si sono presentati agenti della Digos e della Finanza muniti di un decreto di perquisizione e di sequestro. Hanno portato via tutto quello che era possibile sequestrare: telefoni cellulari, sim italiane ed estere, contabilità, agende, pc fissi e portatili, hard disk, pen drive Usb. Gli inquirenti stanno cercando materiale di propaganda terroristica o comunque riconducibile al terrorismo. Ai cittadini stranieri Digos e Finanza erano arrivati al termine di intercettazioni che collocavano i nove nell’area dei sapienti islamici salafiti, ossia su posizioni dottrinali dell’Islam integralista. Ma soprattutto erano arrivati a loro inseguendo le centinaia di migliaia di euro che partivano dal Cesenate e dal Riminese destinazione i paesi del Maghreb e quelli ad alto rischio terrorismo, come il Belgio, la Germania, la stessa Francia.

In un solo anno, nel 2014, uno degli indagati ha spedito all’estero quasi un milione di euro. A che cosa servisse tutto quel fiume di denaro, resta ancora un’incognita, ma il sospetto è uno solo:terrorismo dell’Isis. E proprio Rimini, stando alle indagini, sarebbe diventato il centro di riferimento dei salafiti oltranzisti di tutta regione, fedeli che abbondavano le loro moschee pur di frequentare invece il centro riminese. Stando alle accuse, da qui sarebbe partita una campagna di reclutamento di giovani, ufficialmente da spedire in Egitto per approfondire gli studi del Corano. Si tratta, al momento, solo di supposizioni. Quattro dei nove indagati sarebbero stati in grado anche di favorire l’immigrazione clandestina, dietro pagamento. Soldi che sarebbero poi stati impiegati per finanziare l’attività terroristica. Dai pc e dai documenti sequestrati potrebbero arrivare le prime risposte.