Coronavirus Rimini, il virus dilaga in Geriatria. 14 casi positivi

L’Ausl conferma il focolaio dopo l’allarme lanciato dagli operatori sanitari, che denunciano: "Pochi dispositivi di protezione"

Il primario di Geriatria, Alessandro Franco, accanto a Romeo Giannei

Il primario di Geriatria, Alessandro Franco, accanto a Romeo Giannei

Rimini, 24 aprile 2020 - Otto pazienti contagiati e sei operatori, di cui almeno quattro infermieri, positivi al Covid-19. Qualcosa non ha funzionato all’interno dell’ospedale Infermi. Un nuovo focolaio di contagi si è sviluppato in un suo reparto, uno di quelli considerati, anche dalla stessa direzione sanitaria ’pulito’ o ’bianco’. E il reparto in questione ha pazienti già di per sè molto fragili per la loro età e le loro patologie croniche. I nuovi quattordici casi di positività si sono sviluppati all’interno della Geriatria.

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A confermare la notizia, che già circolava dalle prime ore di ieri mattina, è stata la direzione sanitaria dell’Ausl Romagna. Ha scelto, invece, di non parlare il primario di Geriatria, Alessandro Franco. Secondo quanto racconta l’Azienda sanitaria di Rimini "mercoledì, a seguito di esami precauzionali eseguiti su pazienti in dimissione e diretti verso strutture residenziali, è emersa la positività proprio di un paziente che stava per essere ricondotto in Rsa". Da qui la decisione di ampliare il test anche agli altri ricoverati. E altre sei donne e un uomo sono risultati positivi. Secondo l’Ausl le "otto positività sono tra i pazienti asintomatici". Ma anche "sei operatori sono positivi".

Di questi quattro sono infermieri che si troverebbero già a casa, alcuni già con sintomi febbrili. L’Ausl fa anche presente che "alcuni esami sono ancora in corso. La Direzione medica ha provveduto subito a porre i pazienti in isolamento in attesa di definire il quadro della situazione e i pazienti esterni che abbiano bisogno di ricovero in Geriatria vengono indirizzati in altri reparti".

Intanto i pazienti positivi sono adesso seguiti dagli infettivologi dello stesso ospedale Infermi. La stessa Ausl aggiunge che "è in corso l’indagine epidemiologica per individuare la fonte delle positività e contenerne il più possibile l’ulteriore diffusione". Ma da settimane chi operava nel reparto di Geriatria chiedeva aiuto ai diretti superiori. Non solo su come comportarsi con questi malati così delicati, ma soprattutto chiedeva di avere le attrezzature necessarie per non scongiurare ogni eventuale contagio dei pazienti anziani ricoverati. Fin dai primi giorni dell’esplosione del coronavirus, a fine febbraio e per tutto il mese di marzo, si sono susseguite telefonate ed email per ottenere i dispositivi di protezione, mascherine ffp2, camici idrorepellenti. Per molti giorni si sono sentiti rispondere che Geriatria era "un reparto no Covid" e che quell’attrezzatura andava usata solo per particolari manovre e con pazienti con problemi respiratori.

«Ci dicevano che non ne avevamo bisogno – racconta un’operatrice che vuole rimanere anonima –siamo stati costretti ad andare a recuperare camici in obitorio e in Chirurgia. Pensavano che bastasse la loro definizione di reparto no-Covid per tenere lontano il virus, come se non superasse le barriere". Diversi dispositivi sono poi arrivati nel reparto, ma sempre con il contagocce e da usare solo per specifichi incarichi. E ai primi di aprile un paziente, portato in Geriatria da Medicina d’urgenza, era risultato positivo al coronavirus e subito trasferito in un reparto Covid. Ma questo precedente e le richieste insistenti del personale non sono servite ad evitare il contagio di massa, con otto pazienti e sei operatori sanitari positivi al test.