Uccise la ex, processo al via: Demiraj in aula fa il segno della vittoria

L'albanese è accusato di aver assassinato Silvio Mannina a Santarcangelo e l'ex compagna Lidia Nusdorfi, nella stazione di Mozzate Foto: i due imputati in aula

Dritan Demiraj

Dritan Demiraj

Rimini, 15 luglio 2015 - Si è aperto davanti alla Corte d'Assise il processo che vede imputato Dritan Demiraj (FOTO), il fornaio albanese di 29 anni accusato di aver ucciso Silvio Mannina a Santarcangelo e l'ex compagna Lidia Nusdorfi, nella stazione di Mozzate (Como). L'uomo deve rispondere di duplice  omicidio volontario aggravato, occultamento di cadavere, violenza privata, rapina, porto abusivo di coltello.

Alla sbarra in concorso con l'albanese suo zio, Sadik Dine, un pescatore di 60 anni, e l'ultima compagna del fornaio, Monica Sanchi. Presenti in aula solo l'albanese e lo zio, difesi dall'avvocato Massimiliano Orrù del Foro di Rimini. Il fornaio una volta in carcere confessò tutto e ora la scelta del rito ordinario pare un tentativo di salvare dall'ergastolo il parente. Sanchi, 35 anni, cameriera riccionese, difesa dall'avvocato Nicola De Curtis, questa mattina non era in aula e risulta ancora ricoverata in una struttura ospedaliera per seri problemi di salute. 

A poco più di un'ora dell'inizio del processo la Corte si è ritirata per decidere sulla richiesta del difensore della Sanchi di anticipare per motivi di salute l'esame dell'imputata da tenersi nella struttura sanitaria perché potrebbe non sopravvivere alla fine del processo. Il pubblico ministero Stefano Celli non si è opposto come invece ha fatto la difesa degli altri due imputati.

Le parti civili nel procedimento sono i figli della Nusdorfi, uno dei quali avuto da Demiraj, che si sono costituiti con il procuratore speciale per i minori, la sorella della Nusdorfi e genitori e sorella di Mannina che hanno chiesto di essere sentiti. Mannina sarebbe stato ucciso perchè aveva avuto una relazione con la Nusdorfi. 

In apertura il difensore di Demiraj ha fatto riferimento al delitto passionale e al codice Kanun per il quale il tradimento è un'onta da lavare col sangue. Nella camera dei detenuti in attesa che la Corte decidesse, il fornaio e lo zio hanno commentato e parlato fitto fitto. A un certo punto Demiraj ha alzato due dita a 'v' verso una telecamera in segno di vittoria. Le indagini scattate dopo il secondo omicidio dei carabinieri di Rimini si erano concentrate fin da subito su ciò che accadde la notte prima dell'omicidio di Lidia Nusdorfi a Mozzate e perché e in quali circostanze Mannina era stato ucciso.