Incidente all’alba, carabiniere muore carbonizzato nell’auto in fiamme

Sebastiano Di Noia aveva partecipato a indagini importanti come quella sull'aggressione all'acido a Lucia annibali e l'omicidio di Ismaele Lulli. Lascia la moglie e tre figli

Subito dopo lo schianto la macchina del militare ha preso fuoco e lui è morto carbonizzato

Subito dopo lo schianto la macchina del militare ha preso fuoco e lui è morto carbonizzato

Rimini, 25 settembre 2016 – Carabiniere di 44 anni, residente a Tavullia e in servizio a Pesaro, è morto all’alba carbonizzato nella sua auto. Il militare sembra stesse rientrando a casa, quando forse per un colpo di sonno ha perso il controllo dell’auto e si è schiantato contro la cancellata di una casa, all’altezza di Santa Maria in Pietrafitta. Quando i vigili del fuoco sono arrivati, la Opel Meriva era già avvolta dalle fiamme e per lui non c’era più nulla da fare.

La vittima è il vice brigadiere Sebastiano Di Noia, originario di Minervino Murge (Bari), ma da anni residente a Tavullia e dal 2002 in servizio presso il Nucleo investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Pesaro. Di Noia, tiratore scelto, aveva partecipato a indagini importanti: l'aggressione a Lucia Annibali, fatta sfregiare con l'acido dall'ex fidanzato, l'arresto dei due giovani ora sotto processo per l'omicidio del 17enne Ismaele Lulli.

Aveva indagato anche su un canale di corruzione nella Commissione Tributaria di Pesaro, su una banda dedita ai furti di imbarcazioni e yacht di lusso, e sugli autori, poi arrestati, dell'omicidio del commerciante pesarese Andrea Ferri. L'Arma di Pesaro lo ricorda come una persona di «rara generosità e altruismo, doti che arricchivano quelle umane e militari». Di Noia lascia la moglie e tre figli di 13, nove e sei anni.