Ragazza scomparsa, "Nostra sorella è morta, trovate il cadavere e fate giustizia"

L’appello dei fratelli di Vanessa, sparita da una clinica di San Marino

Avvocato Elena Guidi e Emanuela Guerra con i fratelli della ragazza Evelyne e Silvio

Avvocato Elena Guidi e Emanuela Guerra con i fratelli della ragazza Evelyne e Silvio

Rimini, 8 dicembre 2016 - «Trovate Vanessa. Viva o morta, ma scoprite cosa le è accaduto, e se ci sono responsabili date giustizia a nostra sorella». Evelyn, Silvio e Marco sono i fratelli della ragazza che cinque anni fa, l’8 marzo del 2011, scomparve nel nulla da una clinica di San Marino, all’età di 27 anni. Una bella ragazza con una sofferenza psichica che la portò all’interdizione. «Fuga volontaria», dissero, facendo partire le indagini un bel po’ in ritardo. Ma quel giorno nevicava, Vanessa De Gasperi sparì senza un cappotto, nè una borsa e si lasciò dietro perfino il cellulare. San Marino ha seppellito il caso da tempo, la magistratura italiana ha chiesto l’archiviazione. Ma la famiglia, che vive a Santarcangelo, non si arrende, e nemmeno i loro avvocati, Emanuela Guerra ed Elena Guidi. Le due legali si sono improvvisate detective con l’aiuto dei tre ragazzi, rimasti orfani da anni. E con una lunga lista di omissioni, contraddizioni e domande che non hanno mai avuto una risposta decente, hanno chiesto alla magistratura italiana di riaprire il caso. Con buone probabilità di riuscirci.

Evelyn, cosa pensi che sia accaduto a tua sorella?

«Dopo cinque anni, sono sicura che Vanessa sia morta e che il suo corpo sia da qualche parte a San Marino, non lontano dal posto dove era rinchiusa. In quelle condizioni e nel suo stato, è impossibile che sia andata lontano. Hanno liquidato tutto dicendo che era scappata di sua volontà, dopo avere sfondato una porta antipanico. Che era scomparsa, noi l’abbiamo saputo giorni dopo, quando ci hanno chiesto se era venuta a casa da noi. Hanno cominciato a indagare troppo tardi, poi hanno lasciato perdere. A nessuno sembra importare di scoprire la verità».

Silvio, un anno dopo vi hanno restituito gli oggetti di Vanessa, c’era anche il cellulare?

«Sì, ma la cosa strana è che era stato completamente resettato. Non c’era più la rubrica e nemmeno le chiamate. Il perito ci disse che era stato ‘reimpostato’. Come è possibile? Non credo proprio che sia stata lei».

E chi è stato?

«Non lo so, ma ci sono troppe domande senza risposta. Perchè nessuno ci aveva detto che nostra sorella una settimana prima era stata trasferita dalla struttura di Pesaro dove stava a quella di San Marino? Nemmeno il tutore nominato dal Tribunale era stato avvisato. Noi eravamo solo dei ragazzini...».

Evelyn, cosa chiedete alla magistratura italiana?

«Giustizia per nostra sorella. L’ Italia e San Marino si sono rimpallati le responsabilità, ma Vanessa era una ragazza con seri problemi, dovevano occuparsi di lei. Qualcuno è responsabile di quello che è accaduto, devono accertare chi. E soprattutto trovare il suo corpo».

Chi era Vanessa?

«Una ragazza che voleva guarire a tutti i costi, desiderava solo una vita normale. ‘Posso avere dei limiti – diceva – ma non lasciatemi in un manicomio’. Perchè quel posto a San Marino non si poteva definire in altro modo».