Rimini, idraulico ucciso dall'acido. Il giallo nella bottiglia di aranciata

I carabinieri sequestrano il lotto di bibite al supermercato. L'ipotesi di un atto volontario

Stefano Amadori, 54 anni, idraulico di San Clemente

Stefano Amadori, 54 anni, idraulico di San Clemente

Rimini, 28 aprile 2017 - Avvelenamento di sostanze alimentari. E’ il capo d’imputazione, ancora provvisorio, del fascicolo aperto dalla Procura per la morte di Stefano Amadori, l’idraulico di San Clemente, avvenuta dopo avere bevuto un’aranciata. Almeno questa è la prima ricostruzione fatta dai carabinieri di Riccione che hanno per le mani un caso tutt’altro che semplice. L’autopsia ha confermato che l’uomo è deceduto per avere ingerito un potente acido corrosivo che gli ha bruciato gli organi, in attesa degli esiti delle analisi su quello che è rimasto nella bottiglia. La moglie della vittima ha confermata di avere acquistato l’aranciata lunedì scorso in un supermercato della provincia, e che mentre era ancora lucido il marito le ha detto che l’aveva bevuta e si era sentito male. Gli investigatori hanno già sequestrato l’intero lotto da cui proviene la bibita, una trentina di bottiglie da un litro il cui contenuto verrà analizzato. Così come tutti i liquidi sequestrati dai militari in casa della famiglia.

Il ritiro della partita di aranciata e l'intervento del Nas è stato un atto proprio per escludere l'ipotesi di contaminazione delle bevande in vendita, non ci sarebbe nessun allarme sulle aranciate in vendita a Rimini.

«Mi sta bruciando lo stomaco». E’ stato il grido d’aiuto di Amadori quando ha telefonato al 118. All’arrivo in ospedale, martedì mattina, le sue condizioni erano gravissime e durante la notte è stato sottoposto a un intervento chirurgico. Ma non c’è stato nulla da fare, mercoledì mattina il suo cuore ha cessato di battere. Il reato ipotizzato dalla Procura sottintende qualcosa di molto grave, ma saranno le indagini, coordinate dal sostituto procuratore, Paola Bonetti, a indirizzare l’inchiesta in una direzione o nell’altra.

Per il momento si possono solo fare ipotesi, senza escludere nulla. Nemmeno il fatto che la vittima possa avere preso quel ‘veleno’ volontariamente e che poi ci abbia ripensato. Un'ipotesi, quella che l'idraulico posso aver fatto tutto da solo, comunicata dal medico legale Donatella Fedeli al procuratore capo, Paolo Giovagnoli e al sostituto che coordina le indagini dei carabinieri, Bonetti.

Amadori, stando al medico, avrebbe ingerito una tale quantità e in una tale concentrazione di sostanza corrosiva, non diluita quindi, che potrebbe far pensare ad un gesto volontario.Sarà la relazione del medico legale a stabilire definitivamente la cause della morte: si pensa che Amadori possa aver ingerito anche altre sostanze nocive oltre a quella corrosiva. Sul perché le indagini si siano concentrate sull'aranciata è poi presto spiegato dal fatto che lo stesso 54enne nella telefonata ai soccorsi parla, a fatica e con voce già strozzata dal dolore, della bibita come causa del suo malessere. I carabinieri però in casa dell'idraulico hanno sequestrato anche altro materiale e contenitori di liquidi.

Gli inquirenti non escludono nemmeno l’incidente, anche appare difficile che una bottiglia di aranciata possa essere stata contaminata per caso dopo solo un giorno che era stata acquistata. Senza contare che la moglie assicura che su questo fronte in famiglia sono sempre stati molto attenti. L’ultima ipotesi è quella di un gesto deliberato, il che aprirebbe uno scenario davvero inquitante. Sembra invece che qualche settimana fa la vittima si sia presentata al pronto soccorso per problemi di stomaco, ma non c’è nulla che possa far supporre che le due cose possano essere collegate.