Riemerge la lettera segreta di Schettino: "Ho pianto pensando a Dayana"

L’ex comandante della Concordia scrisse alla mamma: "Vorrei abbracciarla"

Francesco Schettino

Francesco Schettino

Rimini, 10 luglio 2015 - «Gentile signora Susy, mi rincuora saperla forte, le sue parole ne sono tangibile evidenza. Vorrei abbracciarla!». Inizia così la lettera inedita del comandante Francesco Schettino alla mamma di Dayana, la vittima più giovane del naufragio della Costa Concordia. Aveva solo 5 anni Dayana quando il 13 gennaio del 2012 morì davanti all’isola del Giglio. I sommozzatori la ritrovarono quaranta giorni dopo, abbracciata al padre Williams. Schettino scrisse la lettera alla signora Susy Albertini pochi giorni dopo, mentre si trovava agli arresti domiciliari. A tre anni di distanza l’ex comandante, condannato in primo grado a 16 anni, ha deciso di pubblicarla sulle pagine del suo libro ‘Le verità sommerse’ scritto con la giornalista Vittoriana Abate. «Sappia che nelle fasi dell’emergenza – prosegue Schettino – ho agito in piena coscienza, prima di uomo e poi di comandante. Ancora oggi ritengo fermamente che la nave non si sarebbe dovuta ribaltare, condizione anomala che non ha permesso a Dayana e agli altri di porsi in salvo. Voglia accettare la mia vicinanza al suo immenso dolore». La mamma di Dayana non ha mai risposto alla lettera ricevuta da Schettino. «La signora Albertini – confida Davide Veschi, amico e legale della mammadi Dayana – ha preferito tenere per sè quella lettera e non fare commenti».

«Il pensiero delle vittime e in particola di Dayana è sempre stato il tasto dolente del suo racconto – spiega Vittoriana Abate che ha lavorato al libro con l’ex comandante per quasi tre anni – Un giorno mi disse: ‘Pensare a quella bimba abbracciata al padre mi distrugge’. Credo che si sia identificato perchè Schettino ha una figlia femmina che quando era piccola non vedeva quasi mai per il suo lavoro in mare. L’uomo che ho conosciuto in quesi anni è completamente diverso da quello che hanno presentato: ha una grande sensibilità. Io non l’ho mai considerato un codardo che ha abbandonato la nave. Ho letto tutte le carte, gli atti, i verbali e le intercettazioni e quell’accusa non sta in piedi. Schettino stava per morire, non aveva altra scelta».

Il libro, uscito da pochi giorni, naturalmente ha sollevato subito grandi polemiche. A partire dalla dedica che Schettino ha fatto ai familiari delle vittime. «Ho condiviso questa scelta – continua la giornalista – In questa tragedia ci sono delle responsabilità che non sono solo di Schettino. Ed è un dovere ricordarlo. Lui non ha mai detto di aver fatto tutto il possibile. Sa cosa mi ha detto un giorno? ‘Il mio unico errore quel giorno è stato di non morire. Non mi avrebbero massacrato in questo modo’. E non lo ha detto per spavalderia». La Abate ricorda anche le difficoltà iniziale avute con Schettino. «Le prime volte faceva fatica a parlare delle vittime e di Dayana in particolare. C’è voluto del tempo prima che si aprisse con me. Non voleva neppure inserire la lettera nel libro. Ho insistito tanto. Alla fine un giorno arrivò da me con quella lettera per la mamma di Dayana e le lacrime agli occhi».