Studente con la sindrome di Down si diploma con il massimo dei voti

Riccione, Luca Leardini e la ricetta per fare cento: "Ho stupito tutti con la break dance"

Luca Leardini  con lo chef  Franco Aliberti  del ristorante Evviva di Riccione

Luca Leardini con lo chef Franco Aliberti del ristorante Evviva di Riccione

Riccione (Rimini), 15 luglio 2015 - «Con il passo da break dance alla fine della discussione, ho fatto il botto. Lo sapevo che avrei preso 100». Luca Leardini è un vulcano di energia. Ha vent’anni, è affetto dalla sindrome di Down ed è uno degli studenti ‘super maturi’ dell’alberghiero Savioli di Riccione. E’ stata la mamma, Rita Masini, a scoprire che aveva preso il massimo dei voti: cento centesimi. «Ho lasciato andare lei a scuola – racconta Luca – è tornata piangendo. Me l’aspettavo. Ho studiato tanto quest’anno».

Quante ore al giorno?

«Almeno tre. Mi è sempre piaciuto stare sui libri, fin da piccolo».

La tua materia preferita?

«Storia. Mi affascina, soprattutto la seconda Guerra Mondiale».

E quale materia ti piace dell’alberghiero?

«Cucina. Mi piace creare piatti, decorarli».

Il tuo cavallo di battaglia?

«I pomodori ripieni con olive, tonno, capperi e maionese. Ma anche le penne in salsa di Piero con prosciutto cotto e zucchine».

Com’è andato l’esame di Stato?

«Bene gli scritti, ma all’orale ho dato il meglio di me. Ho spiegato tutta la mia tesina sull’evoluzione dell’alimentazione. Sono partito dalla piramide alimentare, passando per Auschwitz, fino a raccontare il mio disturbo: la celiachia. Mi hanno fatto qualche domanda e poi al termine ho parlato delle mie passioni. Mi sono alzato e ho fatto qualche passo di break dance. Con quell’esibizione ho stupito tutti».

A chi dedichi questo 100?

«In primis a mamma, perché mi ha sempre sostenuto. Poi a mia sorella Margherita che è speciale, a papà Marco perché mi rimette sempre in riga. Alla mia ragazza Valentina perché mi ha sempre dato una mano e, ultima ma non ultima, alla mia insegnante di danza, educatrice, amica e prima fan, Eleonora Gennari. Perché mi ha dato sempre tanta speranza. La vita con lei ha un altro sapore».

Perché hai scelto proprio l’alberghiero?

«Sono celiaco e volevo frequentare una scuola che mi portasse a diventare indipendente, imparare a cucinare da solo. Ringrazio i professori e il preside che sono stati disponibilissimi a sviluppare dei progetti legati alla celiachia».

Sono stati cinque anni importanti?

«Sì. Mi sono trovato bene con tutti i compagni. E poi ho partecipato a diversi concorsi nazionali di ristorazione, sulla legalità. Ho vinto premi, ho fatto stage in ristoranti stellati come Le Vele di Misano e all’Evviva di Riccione ho lavorato a fianco dello chef Franco Aliberti».

Ora che si fa?

«Si parte con il tirocinio in una pasticceria a Morciano».

E poi?

«Poi cercherò un lavoro definitivo, sempre nel mondo della ristorazione. Sono fidanzato con Valentina e vorrei mettere su famiglia, comprare casa. Ma ho anche tanti altri sogni».

Un cassetto bello pieno.

«Sì. Adoro scrivere storie, poesie. Mi piacerebbe pubblicare un libro. E poi mi affascina anche il mondo del teatro, nel tempo libero vorrei anche fare l’attore».

Quale messaggio vuoi lanciare ai ragazzi speciali come te?

«Di non avere mai paura di affrontare le sfide da soli, perché non siamo mai soli. E’ un messaggio che rivolgo a tutti, non solo ai ragazzi con la sindrome di Down: con l’impegno, la costanza, i sogni, si può arrivare in cima alla montagna. La vita va vissuta in modo sano e sempre con ottimismo».