Marco Pantani, la Cassazione: la tesi dell'omicidio è solo congettura

Le motivazioni depositate a conferma dell'archiviazione delle indagini. Erano stati i genitori del campione a chiedere di riaprire l'inchiesta ipotizzando che fosse stato ucciso

Marco Pantani (Ansa)

Marco Pantani (Ansa)

Rimini, 14 novembre 2017 - "Legittimamente" il gip di Rimini nel 2016 ha archiviato le indagini sulla morte del ciclista Marco Pantani (FOTO) dichiarando che le prove disponibili "rendevano improponibile e congetturale la tesi di un omicidio volontario compiuto da ignoti" sostenuta dai familiari di Pantani. Lo sostiene la Cassazione nelle motivazioni depositate oggi a conferma dell'archiviazione delle indagini.

La Cassazione ha spiegato perché, nello scorso settembre, sono stati rigettati i ricorsi dei genitori di Marco Pantani, il padre Ferdinando e la madre Tonina Belletti. che si opponevano all'archiviazione della seconda indagine sulla morte del ciclista, disposta dal gip per "infondatezza della notizia di reato". Erano stati proprio i genitori del campione, trovato morto a Rimini il 14 febbraio 2004 in una stanza del residence 'Le Rose', a chiedere di riaprire l'inchiesta sul decesso del figlio, ipotizzando, in un esposto presentato nel luglio 2014, che si fosse trattato di omicidio.

I genitori del 'Pirata', nel loro esposto, sostenevano che si trattò di un "omicidio compiuto ad opera di ignoti, realizzato costringendo l'atleta ad ingerire una dose mortale di cocaina, a cui si era accompagnata l'alterazione dello stato dei luoghi prima dell'intervento delle forze dell'ordine".

Secondo la Cassazione "legittimamente" il gip ha valutato "gli indizi a disposizione" che "unitariamente considerati" portavano alla conclusione che Pantani "si trovava da solo nella stanza" del residence 'Le Rose' di Rimini e che "era impossibile per terzi accedervi". Si conferma quindi la conclusione delle indagini, che hanno ritenuto che la morte di Pantani sia stata causata "da una accidentale, eccessiva, ingestione volontaria di cocaina precedentemente acquistata". Scartata quindi la tesi che "ignoti" abbiano costretto "l'atleta ad ingerire una dose mortale di cocaina". 

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