Rimini, incidente in bici per Nicky Hayden. Gli amici: "In riviera è di casa"

Paura per il pilota, è grave. Il racconto di chi gli sta vicino

Nicky Hayden con Denis Pazzaglini

Nicky Hayden con Denis Pazzaglini

Misano Adriatico (Rimini), 18 maggio 2017 - Da queste parti, a Misano, lo chiamano per nome, Nicky. Tra un giro in bicicletta e una pizza Da Canè, Hayden è di casa. «Lo è da tanti anni» dice chi lo conosce bene. E ieri pomeriggio è stato un rincorrersi di telefonate. «Solo io - racconta Riccardo Pazzaglini titolare della pizzeria Da Canè - ne avrò ricevute una ventina. Tanti volevano sapere come stava Nicky. Siamo in apprensione. Adesso (è ormai sera a Misano ndr) sappiamo che è stabile. Speriamo possa migliorare».

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Altri sono corsi sul luogo dell’incidente (FOTO). «Quando siamo arrivati lo avevano già portato via» spiegano scrollando la testa ancora increduli per quella botta contro l’auto e il volo sull’asfalto. Nicky Hayden spesso si fermava a Misano, e lo aveva fatto anche questa volta dopo il weekend in pista a Imola con la Superbike. Era un modo per rilassarsi e stare con gli amici. Lunedì era uscito in bici sulle strade dell’entroterra con Denis Pazzaglini, meccanico della Motogp. Si erano fatti un selfie postandolo su Instagram. Poi Pazzaglini era partito per Le Mans dove questo fine settimana correrà il circus del Motomondiale. Hayden, invece, era rimasto in riviera. Questi luoghi li conosce bene. Quando a Misano e dintorni lo vedono per strada non si scompongono più. Nella terra dei motori era ormai diventato naturale vedere il campione in strada o al ristorante. Quando si ritrovavano assieme, usciva con alcuni amici, in bici ovviamente.

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Oggi chi vive l’autodromo e le corse che si svolgono al Misano world circuit non sa darci pace e si attacca al telefono e alla tv per capire come sta Nicky. C’è anche Paolo Simoncelli, il papà di Marco, raggiunto al telefono in Francia, a Le Mans dove è sbarcato il Motomondiale. «Sono appena arrivato dopo il viaggio, ancora non lo sapevo. Mi dispiace tanto. C’è poco da fare, quelle strade per chi va in bici sono pericolose. Le auto sono troppe e non basta stare attenti. Poi in quel tratto le auto dovrebbero andare piano, ci sono anche delle rotonde». Intanto chi conosce il campione rimane attaccato al telefono. «Non ce lo saremmo mai aspettato – prosegue Pazzaglini –. Adesso speriamo migliori».

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