Le storie dei riminesi schiavi dei siti a luci rosse

Lo psicologo: "In tanti dipendenti dai siti hard"

Uomo al computer

Uomo al computer

Rimini, 23 settembre 2016 - E' come una droga. C’è chi passa ore e ore navigando sui siti a luci rosse o nelle chat erotiche. Qualcuno è ossessionato a tal punto dalla pornografia da rischiare di perdere tutto: lavoro, famiglia, affetti». Fabio Molari è uno psicologo e psicoterapeuta con studi a Forlì e Cesena. Da tempo, tra le altre cose, si occupa anche delle problematiche legate all’abuso di internet: dal gioco d’azzardo alla mania per il cyber sesso. Non sono pochi i riminesi che, negli ultimi anni, hanno bussato alla sua porta, chiedendo aiuto per risolvere la loro passione morbosa per il web.

Dottor Molari, sono tante le persone che si rivolgono a uno psicoterapeuta per questo tipo di dipendenza?

«Sì, e la cosa non deve stupire. Viviamo nell’epoca di internet: la facilità di accesso alla rete ha accresciuto la portata del fenomeno. I disturbi sono diversi. Si va dal desiderio smodato di fare shopping online al gioco d’azzardo e in borsa, dal bisogno incontrollabile di accumulare informazioni all’ossessione per le chat».

Anche nella provincia di Rimini ci sono persone che soffrono di questi disturbi?

«Tra pazienti in cura attualmente e quelli che lo sono stati in passato, direi che sono almeno trenta i riminesi di cui mi sono occupato».

La casistica più diffusa?

«In genere i giocatori d’azzardo hanno difficoltà ad ammettere l’esistenza del problema. La maggior parte dei pazienti che vengono nel mio studio lo fa per dipendenze riguardanti chat erotiche o siti che offrono materiale pornografico».

Chi sono queste persone?

«Tracciare un profilo non è semplice. Nel 90 per cento dei casi si tratta di maschi: si va dall’uomo sposato all’adolescente. Alcuni trascorrono sul web anche dalle tre alle sette ore, sfruttando tutto il loro tempo libero o connettendosi durante gli orari di lavoro. Ovviamente non c’è nulla di male nella pornografia in sé: dipendente tutto dalle ‘dosi’ in cui la si assume».

Cosa innesca questi comportamenti?

«Vari fattori. Dal gusto per la trasgressione al bisogno di fare nuove conoscenze, anche se virtuali».

Il caso più grave?

«Quello di un dipendente statale riminese, sposato e con figli, che trascorreva ore su una chat per incontri: era ossessionato dal bisogno di flirtare ogni giorno con un partner diverso. Questo ha avuto ripercussioni anche in ambito lavorativo, creandogli difficoltà a mantenere il posto. Mi sono occupato anche di un professionista che passava le notti in bianco setacciando il web alla ricerca di informazioni e notizie».

Come avviene la ‘disintossicazione’?

«Bisogna lavorare per costruire un po’ alla volta una gestione delle proprie pulsioni. Per fare ciò è importante utilizzare delle strategie specifiche sui comportamenti compulsivi e contemporaneamente lavorare sulle cognizioni».