Stupro di Rimini, il papà dei minorenni. “Tra due anni saranno liberi e puliti”

L'intervista choc: "I miei figli avranno una famiglia e vivranno felici"

Il momento dell’arresto di uno dei due minorenni

Il momento dell’arresto di uno dei due minorenni

Rimini, 13 settembre 2017 - «I miei figli faranno due o tre anni di carcere poi usciranno puliti, si potranno fare una famiglia e vivere tranquilli». È la dichiarazione choc di Mohamed, 51 anni, il padre dei due fratelli minorenni marocchini in carcere per lo stupro di Rimini. Parole che l’uomo (a sua volta agli arresti domiciliari) ha pronunciato nel corso della trasmissione di Canale 5 ‘Matrix’ che ieri sera ha trasmesso l’intervista. «Mi dispiace per quella ragazza polacca – aggiunge Mohamed – ma i miei figli non avranno più certe compagnie, avranno capito quello che è successo e si comporteranno bene».

Parole che arrivano proprio nel giorno in cui emergono nuovi particolari sulla lunga notte dell’orrore che parte proprio da Pesaro. È il 25 agosto. I quattro amici, Guerlin Butungu, 20 anni (FOTO), congolese, il leader del gruppo, è insieme a tre minorenni, due fratelli marocchini di 17 e 15 anni non ancora compiuti e di un nigeriano di 16. I tre minorenni sono tutti nati in Italia, solo il maggiorenne è un richiedente asilo. La destinazione dei quattro è Rimini. Cercano divertimento, ma non quello sano. Hanno voglia di emozioni forti, di sballo e di violenza. Arrivati alla stazione di Rimini, scendono.

La prima tappa è la zona del porto, il cuore della movida riminese. È l’una di notte. I quattro bevono, fumano, poi si spostano sulla spiaggia. Camminano fino al bagno 20. È lì che il branco incontra la prima preda, una coppia di giovani turisti di Bologna, 19 e 20 anni. Lo schema è collaudato, uno si avvicina con tono amichevole e poi sbucano fuori gli altri tre. Gli portano via soldi e telefonino, quello stesso telefonino che la Polizia trova a Butungu al momento dell’arresto. «Sembravano furie», diranno gli assaliti. Adesso la Procura mostrerà ai due turisti bolognesi, che avevano subito fatto denuncia parlando di quattro aggressori di cui uno di colore, le foto della gang per l’identificazione ufficiale. I bolognesi potrebbero essere state le prime due vittime di quella notte di terrore. Un’altra rapina aggravata che verrebbe contestata al gruppo, Butungu su tutti. Ma quella notte tra il 25 e il 26 è lunga. I quattro sono euforici, il primo colpo è andato a segno. Butungu, come avrebbero raccontato i tre minorenni, avrebbe avuto voglia di ‘altro’. Camminando arrivano fino al bagno 130.

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Sono le tre. Sulla battigia, seduti su un asciugamano, ci sono due giovani polacchi. Non sanno ancora che quell’incontro cambierà per sempre la loro esistenza. «Where are you from?», è la prima domanda amichevole che il branco rivolge loro. Ma è tutto studiato. Uno aggredisce a calci e pugni il polacco, tenendolo poi con il volto sulla sabbia. Per la ragazza è l’inizio di un calvario lungo un’ora. Un’ora di stupri ripetuti.

A ritrovare i due polacchi è una giovane prostituta romena che lancia l’allarme. Il branco si sposta. Sono le 3,57 quando le telecamere riprendono i quattro, con i loro berretti, le felpe, le sneakers firmate, mentre escono dal bagno 130 verso la Statale. E lì, la brutalità dei quattro si scatena ancora. Stavolta la vittima è una trans peruviana che viene picchiata, rapinata e stuprata anche lei da tutti. Ma sarà proprio lei, con la sua descrizione minuziosa, a incastrarli.

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