Stupro di Rimini, i minorenni. "Eravamo pieni di alcol e droga" / FOTO e VIDEO

La confessione: "Butungu dava ordini e noi ubbidivamo come cani. Era lui a fare gli stupri"

L'arresto di Guerlin Butungu, 20 anni, presunto capo branco di Rimini (foto Migliorini)

L'arresto di Guerlin Butungu, 20 anni, presunto capo branco di Rimini (foto Migliorini)

Rimini, 4 settembre 2017 - «Lui ordinava e noi ubbidivamo come cani». Forse gioca allo scaricabarile, ma è più probabile che fosse reale l’influenza che il congolese aveva sui tre minorenni. Almeno così racconterebbe il più grande dei due fratelli magrebini che l’altra sera, assistito dall’avvocato Paolo Ghiselli, è stato forse quello più loquace, negando però di avere partecipato alla violenza. Il ‘capo’ invece sarebbe andato oltre, sostenendo invece che non è mai avvenuta. Di pentimento, neanche l’ombra (le foto dell'arresto). 

Al pubblico ministero, il 17enne ha raccontato del potere che Butungu aveva su di loro. Era il più grande e il più scafato, ed era naturale che si fosse autoproclamato leader. L’avevano conosciuto mesi prima, ed è facile che prima della violenta scorribanda della notte del 25 agosto abbiano messo a segno qualche colpo. Furti, ricettazioni di cellulari, tutti reati di cui i ragazzini si erano già macchiati in precenza. Piccole cose, ma quella sera con lui hanno fatto il salto di qualità. Secondo il racconto, dopo essere arrivati a Riccione in treno, avevano passato gran parte della notte bazzicando bar e disco tra il Marano (la zona dei locali sulla spiaggia) e Miramare.

Il video delle telecamere di sorveglianza

Avevano bevuto birra, vodka, e fumato spinelli a volontà. «Ero talmente strafatto che non mi rendevo nemmeno conto di quello che facevo». Avevano bighellonato sul lungomare, così come usa fare da queste parti, alcol in mano e occhiate alle ragazze. Poi, quando avevano incrociato i due ragazzi polacchi, c’era stata la svolta.

L’idea di rapinarli sarebbe stata sempre del congolese, ma loro non sapevano che aveva intenzione di andare oltre. «Ha dato un cazzotto al ragazzo, poi ci ha detto di tenerlo fermo mentre lui inseguiva la ragazza. Io gli ho spinto la testa nella sabbia». A questo punto il racconto del marocchino prende una direzione diversa da quella delle vittime. Perchè, a differenza di quanto riferiscono loro, lui sostiene di non aver partecipato alla violenza, dice che a stuprare la giovane è stato solo il congolese (guarda qui le FOTO). Salvando così anche il fratellino di 15 anni. 

Esaltati da alcol e spinelli, hanno poi proseguito dritti verso la Statale Adriatica. Ed è qui che hanno incrociato la strada della terza vittima, la transessuale peruviana, quella che più di ogni altro ha aiutato gli investigatori nella soluzione del caso. E anche da questo stupro il ragazzino si sarebbe tirato fuori. Dopo averla rapinata, il congolese aveva ordinato: «Tenetela ferma», e così hanno fatto. No, lui non ha partecipato alla violenza, forse qualcun’altro sì, ma non ricorda chi. «Ero confuso, ero troppo fatto, e non ricordo chi sia stato». E in un rigurgito di ridicolo orgoglio ha aggiunto «io non ho bisogno di andare a trans».

Quando è finito tutto, ancora più storditi ed esaltati si sono incamminati a piedi verso la stazione di Riccione, da dove hanno ripreso il treno per tornare nelle Marche. Meno loquace di lui, il fratello 15enne, il cui interrogatorio è durato decisamente meno. Qualche ammissione invece, il nigeriano l’avrebbe fatta, anche se da quel poco che salta fuori, tutti e tre punterebbero il dito verso il congolese. Intanto, sono stati trasferiti nel carcere minorile di Bologna, e domani compariranno davanti al giudice per la convalida del fermo. 

Ieri pomeriggio poche ore dopo l’arresto, il pubblico ministero di Rimini ha voluto sentire subito anche Butungu. Il quale pare abbia mantenuto la sua freddezza, negando a oltranza di essere uno stupratore. Il 20enne ha ammesso di conoscere i tre minorenni, ma ha raccontato che quella del 25 agosto scorso è stata per loro una serata come tante. Hanno bevuto e ballato, si sono divertiti, poi sono tornati a casa.

Per quello che ne sa lui, non c’è stata nessuna violenza, lui non ha stuprato nessuno. Freddo fino alla fine. A quel punto il magistrato ha chiuso l’interrogatorio e ha disposto il trasferimento nel carcere dei Casetti, in isolamento. Chi finisce dietro le sbarre con quelle accuse rischia la ‘giustizia’ degli altri detenuti. 

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FOCUS / Nessuno l'ha aiutato, così è stato preso

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Qui il video della cattura in stazione postato dalla Polizia su Twitter:

Il branco è del Pesarese